Nascita dell'Impressionismo: La libertà di dipingere
La mostra Nascita dell'Impressionismo: la libertà di dipingere, intende restituire la diversità e la ricchezza di un'epoca eccezionale, crogiolo di tutti i movimenti e i talenti, nel tentativo di abolire il manicheismo imperante che per secoli ha contrapposto la "pittura buona", l'impressionismo, a quella "cattiva", l'accademismo. Essa offre inoltre l'occasione di constatare l'influenza, così come la resistenza, dell'una verso l'altra.
I Saloni permettono di fare una sorta di panoramica della pittura francese e di capire chi sono i pittori che i giovani artisti, riuniti attorno a Manet, ammirano: Daubigny, Troyon, Corot, Delacroix, Puvis de Chavannes, Fromentin, Ricard, e quelli che invece non considerano o disapprovano: Bouguereau, Flandrin, Baudry, Gérôme... tutti presenti in questa mostra.
Degas accenna alla sua vicinanza con Fantin-Latour e Whistler, ed è molto amico con James Tissot; Cézanne proclama il suo debito verso Courbet e Manet; Monet ricorda che è grazie a Boudin se è diventato pittore; Manet nutre amicizia e stima per Carolus-Duran e Jean Béraud.
Nel presentare tanta complessità, la mostra sottolinea il tratto distintivo degli impressionisti: dipingere "en plein air", dal vero, in colori chiari, e infondere dappertutto il senso della modernità. Come affermava il critico d'arte Jules-Antoine Castagnary nel 1867: "A che pro tornare indietro nella storia, rifugiarsi nella leggenda? La bellezza è sotto i nostri occhi; nel presente, non nel passato, nella verità, non nel sogno, nella vita, non nella morte. L'universo che è qui, dinanzi a noi: ecco cosa deve tradurre il pittore".
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