Exposition hors les murs

Renoir e le donne. Dall’ideale moderno all’ideale classico

Dal 16 Settembre 2016 al 08 Gennaio 2017 -
Barcelone, Fondation Mapfre
Mappa e itinerario
Pierre-Auguste Renoir-Gabrielle à la rose
Auguste Renoir
Gabrielle à la rose, en 1911
Musée d'Orsay
Don de Philippe Gangnat en mémoire de son père, 1925
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
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Pierre-Auguste Renoir (Limoges 1841, Cagnes-sur-Mer 1919) ha dipinto le donne durante tutto l’arco della sua lunga carriera: oltre alla moglie, ci sono amanti, amiche, modelle professioniste o giovani donne incontrate per strada, attrici ed esponenti dell’alta borghesia. Dai suoi esordi all’epoca del Secondo Impero fino alla piena affermazione dell’Impressionismo nella seconda metà degli anni ’70 dell’Ottocento, dal ritorno alla tradizione e ad Ingres nel corso del decennio 1880, allo sfavillio rubensiano degli ultimi anni, il tema delle donne rappresenta la principale fonte d’ispirazione dell’artista, eterno oggetto di seduzione e incarnazione vivente dell’arte e del bello.
Non a torto, ben presto Renoir sarà definito dalla critica il più grande pittore delle donne tra i suoi contemporanei: “È lui il vero pittore delle giovani donne di cui sa rendere, in quell’allegria di sole, il fiore dell’epidermide, il velluto della carne, la madreperla dell’occhio, l’eleganza della pettinatura”, scrive Huysmans quando visita la mostra impressionista del 1882. Man mano che l’artista si concentra sul motivo delle bagnanti, appare ormai come “il maestro di tutti, il grande pittore di nudo dei nostri tempi” (Arsène Alexandre).
Se le prime grandi composizioni del pittore, come il Ballo al Moulin de la galette mostrano i giochi di seduzione dei suoi contemporanei e riattualizzano nella Parigi della Terza Repubblica le feste galanti di Watteau, a poco a poco, le figure maschili si eclissano per lasciare posto a un mondo esclusivamente femminile, quello delle ultime Bagnanti,giovanile e allegro. La forza dell’ideale che reca in sé Renoir lo spinge a creare un personaggio femminile originale, a metà tra la fanciulla di Montmartre dagli occhi ridenti, la robusta contadina dello Champagne e i modelli di Ingres, Fragonard e Tiziano. “Pittore delle donne, egli lo fu con passione ed è in lui che si riconoscerà domani l’interprete veritiero dell’ideale femminile moderno”, si legge sui giornali all’indomani della sua morte nel 1919. Questo ideale va incontro alla sensibilità di un’intera epoca e procura a Renoir una gloria quasi unanime.
Nella Ricerca del tempo perduto (I Guermantes, 1920-1921), Marcel Proust scriverà: “In strada passeggiano donne diverse da quelle di una volta, perché sono opera di Renoir, le stesse in cui un tempo ci rifiutavamo di vedere delle donne”. L'opera di Renoir diventa persino il supporto privilegiato dei discorsi sul concetto di femminilità che ci si sforza più che mai di definire o reinventare in questa fase di rapide trasformazioni sociali a cavallo tra XIX secolo e XX secolo. Con le sue donne nel contempo moderne e primitive, animali e antiche, voluttuose o caste, Renoir risponde a suo modo alle paure del suo tempo.

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