Percorso “100 opere per raccontare il clima”
Grazie all'iniziativa “100 opere per raccontare il clima”, il Museo d'Orsay invita a riscoprire i suoi capolavori da una nuova prospettiva, lasciandosi guidare da pittori, scultori e naturalisti. Il percorso qui descritto è presentato al Museo d'Orsay dal 15 marzo al 15 luglio 2025.

Narcisse Diaz de la Pena, Il bracconiere
Lo sapevate? A metà del XIX secolo, il bracconaggio – caccia o pesca illegale – era relativamente tollerato da una società ancora molto rurale. Quest'opera ricorda un'epoca in cui l'impronta ecologica dell'uomo era ancora limitata e in cui gli interventi sulla natura non avevano ancora alterato in modo significativo il suo equilibrio.
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Narcisse Diaz de la Pena, Il bracconiere
Lo sapevate? A metà del XIX secolo, il bracconaggio – caccia o pesca illegale – era relativamente tollerato da una società ancora molto rurale. Quest'opera ricorda un'epoca in cui l'impronta ecologica dell'uomo era ancora limitata e in cui gli interventi sulla natura non avevano ancora alterato in modo significativo il suo equilibrio.
André Devambez, L'unico uccello che vola al di sopra delle nuvole
Devambez immortala lo sviluppo dell'aviazione all'inizio del XX secolo, documentandosi nel campo militare di Mourmelon, nel dipartimento della Marna. Un aereo giallo solitario vola su un mare di nuvole su cui si proietta la sua ombra. Questa visione poetica del trasporto aereo contrasta con le nostre attuali conoscenze sul suo impatto climatico, a causa dei gas serra che produce. Il trasporto aereo è attualmente responsabile di circa il 2,5% delle emissioni globali di CO₂.
Armand Guillaumin, Piazza Valhubert
Lo sapevate? In Francia, l'inverno del 1879-1880 fu straordinariamente rigido, con abbondanti nevicate e temperature gelide (inferiori a -10°), come attesta questo dipinto di Guillaumin. Nel XIX secolo la Senna era spesso ghiacciata. In media, gli inverni erano più freddi di oggi e l’innevamento durava un po' di più. In Francia, il verificarsi di episodi climatici freddi si è attenuato con il riscaldamento globale.
Constantin Meunier, Scaricatore nel porto di Anversa
Alle origini del cambiamento climatico. Gli artisti del XIX secolo reagirono all'industrializzazione in modi diversi. Con questa scultura, Meunier offre una visione eroica e monumentale dello scaricatore di porto, figura emblematica dell'industrializzazione. Si tratta di un lavoratore portuale addetto alle operazioni di carico e scarico delle navi. Lo scultore ne sottolinea la forza fisica e la dignità, nonostante la durezza delle sue condizioni di vita.
Jean Carriès, Il minatore
Alle origini del cambiamento climatico. Questa scultura in cera rappresenta un minatore di carbone, una figura associata allo sfruttamento intensivo delle risorse fossili. Il carbone ha alimentato lo sviluppo delle macchine a vapore, motore della rivoluzione industriale, causando un aumento significativo delle emissioni di CO2. Nel 2019, in Australia, un tribunale ha vietato per la prima volta l'apertura di una miniera di carbone, a causa dell'impatto che avrebbe avuto sul riscaldamento globale.
Rosa Bonheur, Aratura nel Nivernese
Questo dipinto illustra quelle che erano le pratiche agricole a metà del XIX secolo. Gli attrezzi, in legno o in ferro, erano cambiati poco dal Medioevo e l'aratura veniva effettuata con aratri trainati da buoi o da cavalli. L'introduzione di macchine come le trebbiatrici a vapore risale al XX secolo. Queste accelerarono la gestione dei raccolti e migliorarono i rendimenti. Dopo il 1945, le macchine a petrolio sono diventate onnipresenti nelle aziende agricole.
Claude Monet, Il sentiero di Chailly
Nel XIX secolo il legno fu utilizzato come materiale da costruzione, come combustibile per il riscaldamento e come materia prima per l'industria. Lo sfruttamento delle foreste divenne più intensivo, portando a una loro rapida riduzione. Gli alberi e le piante assorbono CO₂ dall'atmosfera per la fotosintesi e la immagazzinano nelle foglie, nelle radici e nel legno. Oltre a ridurre i serbatoi naturali di carbonio, le pratiche di disboscamento e gli incendi fanno sì che questo carbonio venga rilasciato nell'atmosfera sotto forma di CO₂.
Henri Marcel Magne, L’architetto
Lo sapevate? Si stima che entro il 2050 il 70% dei 10 miliardi di abitanti del pianeta vivrà in aree urbane, quasi raddoppiando l'attuale popolazione urbana. Alloggiare nelle città altri 3 miliardi di persone rappresenta una sfida considerevole: difatti, se si continuano a utilizzare gli attuali metodi di costruzione, basati su cemento e calcestruzzo, la temperatura globale potrebbe aumentare di 0,5°C.
Victor Navlet, Veduta generale di Parigi ripresa dall’Osservatorio, in mongolfiera
Questa immagine mostra che nel 1855 la capitale era ancora circondata dalla campagna, ma si stava espandendo, come tutte le principali città europee. La mineralizzazione del territorio e l'artificializzazione del suolo – con cemento, asfalto e catrame – sono la causa delle isole di calore urbane, dove le temperature superano quelle delle periferie. Oggi le città consumano il 70% dell'energia mondiale ed emettono altrettanti gas serra.
Claude Monet, Natura morta: pezzo di carne
Questo pezzo di carne dipinto da Monet può evocare indirettamente l'industrializzazione della produzione alimentare, conseguenza del boom demografico. Oggi il consumo globale di carne è responsabile del 32% delle emissioni globali di metano e del 14,5% delle emissioni di CO2. In Francia, il dimezzamento del consumo di carne, in particolare quella bovina, ridurrebbe l'impronta di carbonio degli alimenti del 20-50%.
Claude Monet, Il ponte della ferrovia ad Argenteuil
La ferrovia, formidabile promessa di progresso e libertà, affascinava artisti come Monet. Nei dintorni di Parigi, la “piovra ferroviaria” estendeva i suoi tentacoli e le locomotive a vapore facevano un uso intensivo del carbone, allora il principale combustibile fossile. In un'epoca in cui l'impatto dei gas serra era ancora sconosciuto, il pittoresco pennacchio di fumo era un segno di modernità.
Henri Ottmann, Stazione di Lussemburgo a Bruxelles
Il XIX secolo vide la costruzione diffusa di nuovi edifici e infrastrutture in Europa: stazioni, ferrovie, ponti e viadotti entrarono a far parte del paesaggio urbano e rurale. Questo dipinto cattura un momento cruciale della storia tecnologica, quando il progresso avveniva senza alcuna consapevolezza dell’impatto che avrebbe avuto sull’ambiente. Le locomotive a vapore, alimentate a carbone, emettevano quantità massicce di gas serra che sono all’origine delle odierne sfide climatiche.
Albert Edelfelt, Louis Pasteur
La rivoluzione industriale ha aperto la strada a una serie di progressi decisivi per la società. Lo sviluppo della ricerca medica, incarnato da Louis Pasteur, il pioniere della vaccinazione e della pastorizzazione, ha rivoluzionato la lotta contro le malattie. Questi progressi andarono di pari passo con la crescita della popolazione mondiale, alterando gli equilibri vigenti fino a quel momento.
Constantin Meunier e J. Petermann, La gleba
Questo rilievo illustra il duro lavoro dei contadini, piegati dalla fatica. La meccanizzazione, che ha alleggerito il loro carico e aumentato i raccolti, è stata resa possibile dai combustibili fossili. Tuttavia, le enormi quantità di CO₂ rilasciate minacciano ormai la produzione agricola, molto soggetta ai cambiamenti climatici. La sfida principale oggi è quella di conciliare la salvaguardia dell’ambiente con il benessere dei lavoratori agricoli.
Constantin Meunier e J. Petermann, Puddellatori vicino al forno, noto anche come Puddellatori che estraggono il ferro
Nel XIX secolo, il “puddellatore” era un lavoratore degli altiforni che trasformava il ferro in acciaio, più resistente e utilizzato in particolare per la costruzione di rotaie e macchinari vari. Questa scultura fa da contraltare a La gleba, che illustra il duro lavoro nei campi. Essa mostra in che misura l'industrializzazione – in questo caso la metallurgia – abbia sottoposto i corpi a lavori molto difficili e pericolosi.
Claude Monet, Il ponte di Waterloo a Londra
Quest'opera testimonia i primi effetti visibili dell'inquinamento industriale sull'atmosfera urbana. Durante i suoi viaggi a Londra nel 1889, nel 1900 e nel 1901, Monet poteva ammirare, dalla sua stanza all’hotel Savoy, il Tamigi che scorreva verso il Waterloo Bridge. Dipinse almeno 41 di questi scorci. Ad affascinarlo era soprattutto il famoso “smog” (da smoke, fumo, e fog, nebbia), un aggregato di nebbia, inquinamento, fumo e particelle che poteva ricoprire la città.
Georges de Feure, La vetreria (Pannello decorativo per il padiglione Bing)
La vetreria celebra l'unione tra arte vetraria e industria, simboleggiata dalla fabbrica e dai suoi fumi sullo sfondo. Sebbene le conseguenze dell'inquinamento industriale sulla salute fossero già note, all'epoca non si conosceva l'effetto cumulativo dei gas serra, che permangono a lungo nell'atmosfera (fino a diversi secoli per la CO2).
Jules Laurens, La rocca di Vann
Sullo sfondo di questo dipinto di Laurens si scorge il lago di Van in Turchia, uno dei più grandi laghi alcalini – composti da acqua salata – al mondo. Oggi è gravemente minacciato dalla siccità e dall'inquinamento. La riduzione delle precipitazioni, legata ai cambiamenti climatici, ha abbassato il livello delle acque, mentre l'inquinamento ha decimato pesci e uccelli.
Gustave Courbet, Mare in burrasca
L'oceano svolge un ruolo essenziale come “pozzo naturale” di carbonio, assorbendo ogni anno circa 1/4 delle emissioni mondiali di CO2. Tuttavia, man mano che l'oceano si riscalda e diventa più acido, la sua capacità di immagazzinare CO2 diminuisce, aggravando la concentrazione atmosferica di questo gas. Si innesca così un circuito detto di “retroazione amplificatrice”: una minore quantità di CO2 assorbita accelera il riscaldamento, indebolendo ulteriormente la capacità di assorbimento dell'oceano e accentuando il cambiamento climatico.
Paul Huet, La voragine, paesaggio
Gli eventi meteorologici estremi, come tempeste o alluvioni, sono sempre esistiti, ma erano più rari nel XIX secolo. Oggi, a causa dei cambiamenti climatici, questi eventi sono molto più frequenti e intensi. I tradizionali metodi di contenimento non sono più sufficienti e diventa necessario rinforzare le infrastrutture affinché possano affrontare queste nuove sfide.
Ernest Hébert, La mal’aria
Questa famiglia di contadini italiani soffre di malaria, una malattia trasmessa dalle zanzare nelle zone paludose, un tempo molto diffusa nei dintorni di Roma, in particolare nelle paludi pontine, prosciugate solo negli anni ’30 del secolo scorso. Oggi la malaria colpisce ancora 200 milioni di persone all'anno in tutto il mondo, soprattutto nelle regioni povere. In Francia è stata debellata, ma il cambiamento climatico, che altera gli habitat delle zanzare, potrebbe estendere le aree a rischio.
Charles-François Daubigny, La vendemmia
Questo dipinto illustra la vita rurale nel XIX secolo, quando l'uva veniva raccolta a mano, in un paesaggio animato da bambini che giocano con i buoi. L'artista allude a un'“agricoltura eroica”, dipendente dal lavoro umano e dalla forza degli animali. Questa realtà è durata in Francia fino agli anni '40 e '50 del Novecento, quando la meccanizzazione ha innescato una rapida e profonda trasformazione dell'agricoltura.
Honoré Daumier, Adolphe Victor Geoffroy-Dechaume, Emigranti
Questo bassorilievo raffigura delle famiglie in esodo, cariche di bagagli, che richiamano alla mente i trasferimenti forzati successivi alle repressioni del 1848. Fa pensare anche ai recenti sfollamenti, di solito interni ai Paesi interessati, causati dai disastri naturali, come in Francia con gli incendi del 2022 o le inondazioni nel Pas-de-Calais nel 2023-2024. Le migrazioni internazionali, invece, sono dettate più che altro da fattori economici e politici, in particolare dai conflitti armati.
Cuno Amiet, Schneelandschaft
Questo paesaggio innevato assume oggi un significato del tutto nuovo. Nelle Alpi, il periodo di innevamento invernale è diminuito di quasi un mese in 50 anni, una riduzione senza precedenti negli ultimi 600 anni. Se le emissioni di gas serra rimarranno elevate come oggi, c'è il rischio che la neve scompaia nelle aree di media montagna entro il 2100. Questi cambiamenti aggraveranno i problemi di siccità e la mancanza d’acqua, con ripercussioni su ecosistemi, agricoltura e risorse idriche.
Théodore Rousseau, Mattina
Impegnato nella protezione della foresta di Fontainebleau fin dagli anni ’60 dell’Ottocento, Théodore Rousseau era già consapevole della necessità di preservare questi ecosistemi minacciati. Gli alberi e i suoli, che assorbono il 31% delle nostre emissioni di CO2, svolgono un ruolo cruciale nella regolazione climatica. Tuttavia, sono messi a dura prova dal riscaldamento globale: siccità e incendi riducono la loro efficacia e in Francia la mortalità degli alberi è raddoppiata in dieci anni.
Carl Johan Forsberg, Pax
Nel 2019 l'IPCC ha pubblicato un rapporto sugli oceani e sulla criosfera (ghiaccio, neve e terre ghiacciate). Secondo questo documento, i ghiacciai si stanno ritirando in modo generalizzato, una tendenza che non si vedeva da 2000 anni, a causa dell'aumento del disgelo estivo. Rimangono solo i ghiacciai più alti, sulle Alpi e ai poli. Questo fenomeno ha dato origine al sentimento della “solastalgia”, un neologismo che esprime l'angoscia causata dalla scomparsa di un ambiente che amiamo.
Gustave Courbet, Caprioli al ruscello
Lo sapevate? Paradossalmente, per dipingere questa scena di vita selvaggia nella foresta, Courbet noleggiò dei caprioli da un mercante di animali. 10.000 anni fa, il 97% dei vertebrati terrestri era costituito da animali selvatici e il 3% da uomini e animali domestici. Oggi, l'uomo e gli animali domestici, compresi i bovini, rappresentano il 96% dei vertebrati terrestri, contro il 4% di animali selvatici, situati soprattutto nei parchi naturali.
Claude Monet, Il carretto
Negli anni ’60 dell’Ottocento, Monet esplora i paesaggi invernali e gli “effetti neve” in opere come Il carretto (dipinto a Honfleur) e La gazza. Più tardi, ad Argenteuil e Vétheuil, continuerà questa serie sulla neve, utilizzando il pennello per rendere lo scintillio dei cristalli di brina sospesi nell'aria. Queste opere, con la loro atmosfera molto particolare, potrebbero un giorno diventare degli archivi visivi di caratteristiche climatiche sempre più rare in Francia.
Gustave Guillaumet, La Séguia vicino a Biskra, Algeria
La seguia è un canale di irrigazione ancestrale tipico del Nord Africa, che permette all'acqua di ruscellamento di alimentare il suolo e le falde acquifere. Oggi l'acqua non viene più prelevata dai pozzi: arriva come per magia nei nostri rubinetti. Tuttavia, la massiccia deviazione dei corsi d'acqua per servire la crescita economica globale sta causando il prosciugamento dei pozzi e l'impoverimento delle falde acquifere, il che costituisce una minaccia per la nostra sussistenza.
Claude Monet, Papaveri
Un simbolo… Il papavero incarna la resistenza di una biodiversità indebolita dall’intervento umano. Vittima dei pesticidi negli anni '70 e '80 del secolo scorso, il suo ritorno oggi simboleggia un'agricoltura più rispettosa. Essenziale per l'equilibrio degli ecosistemi, attira impollinatori e insetti ausiliari, contribuendo al controllo biologico e alla salute del suolo. Al di là dei suoi benefici ambientali, la sua bellezza, magnificata da Monet nel 1873, ricorda l'interconnessione tra natura e cultura.
Gustave Marchegay, Trota
Lo sapevate? Il declino della biodiversità nei fiumi è dovuto principalmente alle modifiche apportate all’habitat, in particolare dalle dighe, che ostacolano la migrazione dei pesci. Inoltre, l'inquinamento industriale e agricolo altera la riproduzione delle specie e le rende vulnerabili alle malattie. Ma il cambiamento climatico, a cui alcune specie migratorie come la trota e il pesce persico sono particolarmente sensibili, potrebbe presto diventare la principale minaccia per questi ecosistemi.
François Pompon, Orso polare
Con linee pulite e grande sobrietà formale, François Pompon ha voluto catturare la “vera essenza” dell'orso polare. In quanto superpredatore e specie chiave dell'ecosistema artico, l'orso polare è un buon indicatore delle perturbazioni ambientali. È anche una specie carismatica, che simboleggia le sfide legate alla conservazione della biodiversità. Se l'orso, che suscita tanta empatia, non sopravvive, cosa succederà alle altre specie?
François Pompon, Civetta
Lo sapevate? Nel cantone di Vaud, in Svizzera, la durata e l'estensione della copertura nevosa stanno diminuendo, il che espone le civette bianche ai predatori. In assenza di neve, la loro mimetizzazione risulta infatti meno efficace. Al contrario, le civette nere si mimetizzano meglio in un ambiente con meno neve. Essendo meno visibili ai predatori, sopravvivono più facilmente. Questo fenomeno evidenzia l'importanza della diversità genetica nella capacità delle specie di adattarsi ai cambiamenti climatici.
Édouard Manet, L’asparago
Lo sapevate? Come altre colture alimentari, l'asparago è stato importato in Europa nel XV secolo. Le varietà più diffuse in Francia sono l'asparago di Argenteuil e l'asparago delle Landes. Tuttavia, gli asparagi vengono importati anche per il consumo fuori stagione, con conseguenti problemi ambientali. Il Perù è oggi il principale esportatore, ma questa coltura ha impoverito le falde freatiche della valle di Ica, che produce circa il 95% degli asparagi del Paese.
Vincent Van Gogh, Fritillaria imperiale in un vaso di rame
Clima e biodiversità. Questa natura morta floreale evoca la ricchezza della biodiversità. La fritillaria è uno dei primi fiori a sbocciare in primavera nei prati umidi. Protetta in sei regioni francesi, è minacciata dal drenaggio e dall'agricoltura intensiva. Le zone umide, ecosistemi fragili, stanno scomparendo tre volte più velocemente delle foreste.
Anna Boch, Raccolta
Clima e biodiversità. Di fronte a una serra, una ragazza raccoglie fiori o frutta in un orto in cui si mescolano diverse specie. A differenza delle monocolture, vulnerabili alle malattie e ai parassiti e fortemente dipendenti dai pesticidi, le colture diversificate aiutano a limitarne la diffusione. Alternando le specie, è possibile ridurre il contagio diffuso di infezioni vegetali da parte di agenti patogeni.
Gustave Moreau, Galatea
Clima e biodiversità. Moreau condusse numerosi studi sulle piante acquatiche e sui coralli che adornano la grotta di Galatea, basandosi su un libro di botanica marina del museo di storia naturale. Oggi i coralli risentono direttamente dei cambiamenti climatici. Per nutrirsi dipendono da alghe simbiotiche chiamate zooxantelle. Con l'innalzamento delle temperature, queste alghe vengono espulse, causando lo sbiancamento e l'avvizzimento dei coralli.
Armand Guillaumin, Paesaggio in Normandia: I meli
Clima e biodiversità. I meli dipendono da un preciso ciclo di temperature per il loro sviluppo. In inverno, hanno bisogno di accumulare un certo numero di giorni freddi per emergere dal riposo invernale. Questo meccanismo li protegge dalle gelate tardive. Tuttavia, con inverni più miti e primavere spesso anticipate, le perturbazioni climatiche stanno alterando questo ritmo naturale. Ciò può portare gli alberi a svegliarsi troppo presto o troppo tardi, con conseguenti ripercussioni sui raccolti di mele, in particolare in Normandia.
Édouard Manet, Colazione sull’erba
Lo sapevate? Il concetto di “servizio ecosistemico” sottolinea il ruolo essenziale della natura nel benessere umano. Non solo la natura fornisce risorse e regola i processi ambientali necessari alla vita, ma offre anche servizi detti “culturali”. Nutre lo spirito e le emozioni, sia attraverso la bellezza del paesaggio, sia attraverso pratiche spirituali e rituali a essa legate, oppure attività ricreative come picnic ed escursioni.
Jules Dupré, La valvola
Una “valvola” è una struttura progettata per trattenere l'acqua e regolare il flusso di un fiume. In questo dipinto si vedono chiaramente dei pali che formano una diga e un tranquillo specchio d'acqua con delle anatre in primo piano. Oggi, per contrastare lo squilibrio del ciclo idrico, occorre ripristinare alcuni corsi d’acqua. Affinché ritrovino il loro flusso naturale, li si lascia liberi di ricreare delle anse e si abbattono le dighe che ostacolano la migrazione di molte specie.
Claude Monet, Ville a Bordighera
All'inizio del XX secolo, le zone climatiche sono state definite sulla base di caratteristiche quali la temperatura, le precipitazioni e la vegetazione. Un aumento di 1°C della temperatura globale provoca la migrazione delle specie vegetali verso latitudini più elevate, alterando i climi locali. Entro il 2100, Parigi potrebbe avere un clima e una vegetazione simili ai quelli dei paesi mediterranei, come in questo dipinto.
Gustave Caillebotte, Veduta di tetti (Effetto neve)
Un simbolo… L'adattamento ai cambiamenti climatici pone sfide importanti per la gestione termica degli edifici. A Parigi, l'isolamento delle abitazioni sta diventando essenziale a fronte di ondate di calore più frequenti e più intense. Una soluzione potrebbe essere quella di dipingere di bianco i tetti in zinco che assorbono calore. Ma questi tetti ‒ qui bianchi perché coperti di neve ‒ sono anche un simbolo di Parigi. Emerge così la complessità delle questioni in gioco, tra conservazione del patrimonio e necessità di trasformare la città.
Eugène Boudin, Il molo di Deauville
In questo dipinto, Boudin immortala il boom del turismo balneare nel XIX secolo, in particolare in Normandia. Oggi, l'accesso all'acqua e all'aria fresca è diventato fondamentale per far fronte alle ondate di calore sempre più numerose e intense. Il turismo e le dinamiche demografiche seguono i cambiamenti climatici: così, mentre le coste del Mediterraneo risentono dell'aumento delle ondate di calore, il litorale atlantico, più temperato, sembra ora più attraente.
Alphée Dubois, Urbain le Verrier
Urbain Le Verrier è il padre della meteorologia moderna. Tra il 1860 e il 1870 creò una rete di 60 stazioni di monitoraggio meteorologico in tutta Europa. La meteorologia descrive lo stato dell'atmosfera in un determinato momento e luogo. Permette di prevederne l'evoluzione a breve termine, nell'arco di poche ore o giorni. Il clima, invece, è definito dallo studio statistico delle condizioni meteorologiche e oceanografiche su un lungo periodo, generalmente trent'anni.
Charles Pillet, Apicoltura
Lo sapevate? Il concetto di “servizio ecosistemico” sottolinea il ruolo essenziale della natura nel benessere umano. Tra questi servizi, l'impollinazione è fondamentale. Circa un terzo delle piante consumate dall'uomo dipende interamente dagli insetti impollinatori. Api, farfalle e un'ampia varietà di altri insetti rendono possibile la fecondazione delle piante da fiore.
René Billotte, Paesaggio vicino alla Porta di Asnières
La pianificazione urbanistica del XIX secolo ha creato città molto minerali, con pochi spazi verdi, il che solleva oggi questioni cruciali. L'artificializzazione del territorio – con cemento, asfalto e catrame – aggrava gli effetti del riscaldamento globale e crea isole di calore urbane, dove le temperature possono essere molto più alte che in periferia. Aumenta anche il rischio di inondazioni, rendendo le città particolarmente vulnerabili.