The Black Canyon

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Edward Steichen
The Black Canyon
1907
épreuve à la gomme bichromatée
H. 48,0 ; L. 38,0 cm.
Achat, 2015
© The estate of Edward Steichen / Adagp, Paris, 2023 © Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Alexis Brandt
Edward Steichen
The Black Canyon
1907
épreuve à la gomme bichromatée
H. 48,0 ; L. 38,0 cm.
Achat, 2015
© The estate of Edward Steichen / Adagp, Paris, 2023 © Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Alexis Brandt
Edward Steichen (1879 - 1973)
Artwork not currently exhibited in the museum

Dopo una mostra sulla Photo-Secession organizzata a New York nel 1906, Edward Steichen decide di abbandonare la sua carriera di ritrattista di successo per recarsi a Parigi. Prima della partenza, intraprende un lungo viaggio solitario che lo porta dal Nebraska al New Mexico passando dal Colorado, una destinazione popolare al tempo e perciò poco apprezzata dall’avanguardia newyorchese.
Impressionato dall’altezza e dalla maestosità delle Montagne Rocciose, vive la scoperta di questi paesaggi come un’esperienza metafisica, che descrive in questi termini ad Alfred Stieglitz, capofila del pittorialismo americano: “È una delle cose più incredibili che abbia mai provato, non tanto sul piano pittorico [quanto] su quello più generale della vita... Non saprei dire cosa mi abbia colpito di più, se le praterie o le montagne ‒ una più grande dell’altra ‒ che formano un tutt’uno sconfinato... In un certo senso, da quando sono andato verso ovest, quasi mi pento dei miei viaggi a Parigi o in Europa. Come dire, si arriva a provare un sano rispetto e una forma di gratitudine per quei primi coloni ‒ Dio, che uomini e che donne dovevano essere!”.
Noncurante del punto panoramico offerto dal ponte che sovrasta il Grand Canyon in Arkansas, su cui si accalcano gli escursionisti, ci consegna una visione quasi astratta di questo Black Canyon, in cui la luce diurna penetra appena.
Sensibile sin da giovane all’eco simbolista delle opere di Eugène Carrière e James Abbott Whistler, altro grande autore di paesaggi notturni, Steichen non può restare indifferente dinanzi a questa gola dal profilo frastagliato e minaccioso. In un periodo in cui trionfa il giapponismo, egli lo integra alla costruzione formale della sua scrittura fotografica: le masse rocciose di colore scuro, le acque impetuose e le nubi burrascose si assemblano come le tessere di un puzzle su una superficie piana. Il fiume in primo piano trascina l’osservatore verso un punto di fuga al centro dell’immagine, prima che lo sguardo sia aspirato dal varco celeste. Acqua, roccia e cielo: la geografia dell’Ovest americano è ridotta agli elementi fondamentali.

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