La Charrette. Route sous la neige à Honfleur

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Claude Monet
La Charrette. Route sous la neige à Honfleur
vers 1867
huile sur toile
H. 65,0 ; L. 93,0 cm.
Legs comte Isaac de Camondo, 1911
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Claude Monet
La Charrette. Route sous la neige à Honfleur
vers 1867
huile sur toile
H. 65,0 ; L. 93,0 cm.
Legs comte Isaac de Camondo, 1911
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Claude Monet
La Charrette. Route sous la neige à Honfleur
vers 1867
huile sur toile
H. 65,0 ; L. 93,0 cm.
Legs comte Isaac de Camondo, 1911
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Claude Monet
La Charrette. Route sous la neige à Honfleur
vers 1867
huile sur toile
H. 65,0 ; L. 93,0 cm.
Legs comte Isaac de Camondo, 1911
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
Claude Monet (1840 - 1926)
Dopo l'ingresso di questo quadro nelle collezioni del Louvre nel 1911, Monet ha fatto risalire la composizione di questa veduta di Honfleur al 1865. Gli studiosi, tuttavia, propendono più per il 1867, anno in cui, stando a quanto possiamo leggere nelle lettere di Alexandre Dubourg, un pittore del posto, Monet avrebbe dipinto paesaggi innevati. Il tetto visibile sulla parte sinistra della tela sarebbe quello della fattoria Saint-Siméon, luogo d'incontro dei pittori che, all'epoca, risiedono e lavorano regolarmente in questo angolo di Normandia: Troyon, Daubigny, Corot, Courbet, Boudin, Jongkind o Bazille... e ovviamente Monet.
Quest'ultimo, scegliendo proprio un soggetto simile, segue l'esempio di Courbet che aveva fatto ricorso a paesaggi innevati in diverse scene di genere. Tuttavia, contrariamente al suo predecessore, che moltiplica gli aneddoti e il cui soggetto principale resta il cervo con il cacciatore, Monet dipinge un paesaggio quasi deserto, attribuendo al calesse e al suo occupante soltanto un ruolo di secondo piano.
La campagna coperta da un manto di neve offre a Monet l'occasione di studiare le variazioni della luce e di puntare sulle sfumature. Animato dal desiderio di rinnovare la rappresentazione del paesaggio, l'artista fa ricorso ad un numero limitato di colori. Monet privilegia le terre, ovvero i colori bruni e i blu che declina in molteplici toni per iridare il suolo di riflessi, invece di rappresentarlo uniformemente bianco.
Difatti, nel corso della seconda metà degli anni Sessanta dell'Ottocento, Monet dipinge svariati "effetti di neve" il più notevole dei quali è, senza dubbio, la celebre Gazza (museo d'Orsay), dipinta nell'inverno1868-1869. Del resto, proprio nel dicembre del 1868, in una lettera all'amico Bazille, Monet confessa di trovare la campagna normanna " forse ancor più affascinante d'inverno che d'estate...".
Rez-de-chaussée, Salle 18
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