Nature morte au lièvre et aux gousses d'ail
Il padre di Eugène Cuvelier, Adalbert Cuvelier (1812-1871) anche questi fotografo dilettante, illustra nel 1854, in un articolo apparso sulla rivista La Lumière le qualità necessarie che un buon fotografo deve possedere. A detta di Cuvelier padre, il buon fotografo deve avere il senso della pittura, dell'effetto e della composizione e, se possibile, seguire i consigli di un grande pittore.
Eugène ha applicato, in modo evidente, questi precetti nei suoi paesaggi, del resto molto apprezzati da Jean-François Millet, e nelle sue nature morte delle quali conosciamo soltanto alcuni rari esempi. Alla fine degli anni cinquanta del XIX secolo, Eugène Cuvelier utilizza ancora la tecnica del negativo su carta messa a punto due decenni prima e ritenuta all'epoca già superata. Questa tecnica, tuttavia, offre il vantaggio di essere facile, pratica e di consentire un effetto pittorico, grazie alla diffusione dell'immagine nelle fibre della carta.
Di fronte a questa lepre morta con ai lati una fila di spicchi di aglio, composizione di grande interiorità e di silenzio, il pensiero non può esimersi dal ricordare Chardin che ha dedicato molti quadri a questo soggetto. Studio meditativo di esemplare sobrietà, la Lepre morta con spicchi di aglio di Cuvelier è un invito alla contemplazione.