L'opera d'arte e la sua riproduzione fotografica
Ariane endormie (Vatican, Rome), planche 18 de l'ouvrage Masterpieces of Antique Art, édité par Griffith and Farran à Londres, en 1878
Musée d'Orsay
Don de la Fondation Kodak-Pathé
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
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La riproduzione delle opere d'arte è considerata, dall'annuncio dell'invenzione di Daguerre, come un argomento di primaria importanza per la fotografia.La precisione della nuova invenzione è lodata, anche dai suoi detrattori. La fotografia permette, a quanto pare, una fedeltà totale con l'originale che l'incisione non è in grado di raggiungere.
Malgrado le sue presunte qualità, un gran numero di difficoltà si presentano: l'illuminazione delle opere, la capacità di riprodurre per intero e in modo omogeneo un grande formato e soprattutto il colore che la fotografia non è in grado di riprodurre fino alla fine del XIX secolo. Tuttavia, molti sono gli artisti che cercano di fare fotografare le loro opere; Courbet si cimenta nell'impresa sin dal 1853, per conto suo e in modo isolato, tentativo che però non lo soddisfa affatto; Gérôme, invece, raggiunge risultati eccellenti aiutato in questo dalla ditta di Goupil di cui è il genero.
Le fotografie scelte, dal dagherrotipo all'autocromo, mostrano pitture ma anche sculture o architetture. L'influsso fondamentale che la riproduzione fotografica ha avuto sulla storia del gusto grazie alla diffusione delle opere, sarà così ricordata.
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