August Strindberg (1849-1912) pittore e fotografo
Questa mostra è la prima retrospettiva monografica che la Francia dedica ad August Strindberg. La mostra, presentata inizialmente presso il museo nazionale di Stoccolma poi presso quello statale di Copenhagen, riunisce circa 130 pitture, fotografie, disegni, manoscritti e sculture dell'artista che permettono di scoprire una parte cospicua dell'opera di un creatore di immagini del tutto singolare. A margine della sua produzione letteraria, Strindberg, di tanto in tanto, si dedicò a svariate attività plastiche come la pittura e la fotografia.
La diversità di queste pratiche sta a testimoniare la grande curiosità dell'artista per le materie le più disparate. Effettivamente, è difficile trovare un ambito al quale lo scrittore svedese non si sia interessato. Non pago di lavorare al rinnovamento dell'arte romanzesca e drammatica, Strindberg volle conferire un nuovo aspetto alle scienze naturali, al modo di scrivere la storia, alla filologia e perfino alle arti plastiche a proposito delle quali ebbe spesso da scrivere. Nel suo lavoro letterario, egli diede agli artisti ruoli di primissimo piano. Questo interesse si avverte peraltro nella scrittura stessa. All'epoca, i suoi contemporanei avevano notato la singolare capacità che Strindberg dimostrava nel costruire esperienze di forma visiva con le parole e nell'inventare immagini grazie a quest'ultime. In quest'ottica, la pittura rappresentava per quest'artista un mezzo per dare forma a quelle sensazioni che egli non era in grado di elaborare tramite il linguaggio mentre la fotografia si avvicinava con manifesto interesse verso i tentativi di comprensione diretta del reale. Queste due pratiche operano in lui rivelandogli una realtà che le parole non riescono a descrivere.
Strindberg ha praticato la pittura soltanto in determinati periodi della sua esistenza: dal 1872 al 1874, dal 1892 al 1894 e per alcuni anni dopo il 1900. Del resto, anche la produzione fotografica di quest'artista conosce tre fasi distinte: dal 1886 al 1888, dal 1890 al 1894 ed infine dal 1905 al 1907. La critica ha spesso avanzato l'ipotesi che Strindberg si dedicasse alla pittura ogniqualvolta che, una crisi, gli impediva di esprimersi in maniera diversa. Gli anni successivi al 1900 si riveleranno quelli più produttivi sul piano letterario.
Le opere del primo periodo pittorico di Strindberg, una fase ancora all'insegna dell'incertezza e dell'indecisione, sono poco rappresentate in questa mostra al contrario di quelle realizzate nel periodo del 1890 e dei primi del Novecento. L'originalità pittorica di Strindberg si manifesta per la prima volta proprio nel corso dell'estate del 1892 che l'artista trascorre da solo in una piccola capanna a Dalarö, nell'arcipelago di Stoccolma. In questa circostanza. L'artista crea una serie pressoché unica di tele possenti e vigorose.
L'osservazione del mare e della natura arida a largo dell'arcipelago occupa un posto predominante nell'ambito di questa serie. Queste immagini, però, più che come rappresentazioni naturali e realistiche vanno intese come interpretazioni personali e simboliche di tutto quello che Strindberg ha vissuto : nell'atmosfera delle tele, la situazione evolve, dalla calma assolata al caos oscuro, il cielo e il mare sembrano sul punto di dissolversi l'uno nell'altro.
Negli anni 1892-1894, periodo di intensa attività pittorica, vissuto tra Berlino, Dornach e Parigi, Strindberg sviluppa altresì una teoria dell'arte, in rapporto con la sua pittura che prelude sia al surrealismo, sia all'espressionismo astratto del ventesimo secolo e il cui testo principale si intitolaDu hasard dans la production artistique. Nella costruzione dell'immagine, Strindberg lascia il ruolo principale al caso. La tela diventa così il luogo di sorprese e di incontri imprevisti come in Le pays des merveilles [Il paese delle meraviglie] dipinto nel 1894 a Dornach, in cui il paesaggio boscoso che si affaccia sul mare si trasforma in una grotta sotterranea.
Quando Strindberg, all'inizio del ventesimo secolo, torna alla pittura, ha da poco superato la crisi più intensa di tutta la sua esistenza, quella che la critica è solita definire con l'appellativo di crisi d'Inferno. Dopo molti anni trascorsi all'estero, Strindberg si stabilisce infine a Stoccolma. Egli affronta spesso il tema del mare a largo dell'arcipelago e lavora anche su soggetti che gli vengono in mente durante le passeggiate che è solito compiere nelle periferie della capitale svedese. I formati si ingrandiscono, la sua pittura guadagna in ampiezza. In un'epoca in cui Strindberg si dedica soprattutto alla scrittura di testi teatrali, molte delle sue tele assomigliano a scenografie per i suoi spettacoli teatrali.
La produzione fotografica di Strindberg risponde alle stesse esigenze della sua attività pittorica: "Io cerco la verità nell'arte della fotografia, così intensamente come la cerco in molti altri campi" scriveva Strindberg.
In un primo tempo l'artista credette di aver trovato questa verità in una serie di autoritratti e di fotografie di famiglia realizzati nella piccola stazione termale svizzera di Gersau nel 1886, una sorta di risposta alle sue preoccupazioni biografiche e autobiografiche. In queste immagini Strindberg assume diversi ruoli : scrittore, padre di famiglia, giardiniere e rivoluzionario.
Dai primi anni novanta del XIX secolo, il suo modo di fotografare diventa più sperimentale ; esso assomiglia sempre di più alle ricerche che l'artista conduce nell'ambito delle scienze naturali o addirittura alla passione che Strindberg nutre per l'occultismo. La verità non risiede più nella semplice riproduzione meccanica di un'apparenza ma nella comprensione più profonda e radicata del "vero". Tra le altre esperienze, Strindberg tenta di raffigurare le stelle del firmamento posando semplicemente la lastra fotografica sotto il cielo notturno, senza apparecchio, né obiettivo, né lenti. Alcuni anni dopo, Strindberg sviluppa una teoria riguardante ciò che egli chiamava "il ritratto psicologico", delle fotografie che rivelano gli attributi psicologici del modello, vere e proprie "fotografie dell'anima". A tal proposito l''artista scrive:"Non mi importa del mio aspetto, io voglio che le persone vedano la mia anima e che essa si manifesti in queste fotografie molto meglio che in tante altre".