Exposition au musée

Dolce Vita? Dal Liberty al design italiano (1900-1940)

Dal 14 Aprile al 13 Settembre 2015
Antonio Donghi
Circo equestre (Cirque équestre), 1927
Collection particulière
© Droits réservés © Luca Carrà fotografo / DR

Dolce vita?

Dolce vita?

Carlo Bugatti-Psyché
Carlo Bugatti
Psyché, 1902
Paris, musée d'Orsay
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt

Agli inizi del XX secolo, in Italia le arti decorative sono le eredi di una grande tradizione artigianale e artistica, e si fanno portavoce del desiderio di progresso di una nazione che ha da poco trovato la sua unità. Ebanisti, ceramisti, maestri vetrai lavorano spesso in collaborazione con i più importanti artisti, creando un vero proprio “stile italiano”, destinato a influenzare la nascita stessa del design moderno.
Questo percorso ricco, complesso, e pieno di entusiasmo, si è sviluppato sullo sfondo di un periodo storico dei più bui e difficili, che finirà per conoscere gli esiti tragici del regime fascista.
Per questo era necessario interrogarsi sul valore di questa esperienza, e lo facciamo a partire dal titolo della mostra. Puo’esistere un periodo di creatività straordinaria mentre la nazione corre verso la catastrofe? Poteva esistere una”dolce vita”, prima che Federico Fellini rendesse celebre questo termine negli anni Sessanta?
Le arti decorative, dai mobili eccentrici di Carlo Bugatti, alle invenzioni dei Futuristi, fino alle inaspetatte sedie rosse di Marcello Piacentini, ci parlano di una creatività gioiosa, di una capacità inventiva senza limiti, ma soprattutto del definirsi di un “carattere” italiano, che ancora oggi contraddistingue il design, la moda e l’arte.

La stagione del Liberty

La stagione del Liberty

Eugenio Quarti-Guéridon circulaire
Eugenio Quarti
Guéridon circulaire, vers 1900
Paris, musée d'Orsay
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / DR

Liberty è il nome che l’Art Nouveau prende in Italia, nazione che ha da poco raggiunto la sua unità (1861). All’inizio del XX secolo, il giovane regno è ancora culturalmente ed economicamente diviso in tante realtà regionali. E’ nel Nord del Paese, dove si avvia il processo di industrializzazione e si consolida una borghesia imprenditoriale, che gli artisti e gli artigiani si accostano alla modernità.
In un clima di ottimismo, con il liberale Giolitti al potere, si inaugura nel 1902 a Torino la Prima mostra internazionale di arti decorative moderne. Carlo Bugatti presenta mobili rivestiti di pergamena, dalle forme fantastiche e zoomorfe; Eugenio Quarti si distingue per la leggerezza dei suoi mobili a intarsi di fili metallici e di madreperla; il fabbro Alessandro Mazzucotelli espone opere in ferro battuto ispirate alla natura.

Giovanni Segantini-L'amore alla fonte della vita (L'amour aux sources de la vie)
Giovanni Segantini
L'amore alla fonte della vita (L'amour aux sources de la vie), 1896
Milano, Galleria d'Arte Moderna, Inv. GAM 7597
© Galleria d'Arte Moderna Milano

Numerose sono le relazioni tra gli esponenti delle diverse discipline artistiche: il pittore Giovanni Segantini, cognato di Bugatti, è uno dei massimi esponenti del Divisionismo, movimento che si afferma nell’ultimo decennio dell’’800. Come Gaetano Previati e Giuseppe Pellizza da Volpedo, egli utilizza la nuova tecnica per rappresentare contenuti ispirati al simbolismo internazionale, spesso venati da preoccupazioni sociali.

Forti identità regionali

Forti identità regionali

Vittorio Zecchin-Le Mille e una notte (Les Mille et une nuits)
Vittorio Zecchin
Le Mille e una notte (Les Mille et une nuits), vers 1914
Musée d'Orsay
© Musée d'Orsay / Sophie Crépy
Vedi il bando dell'opera

L’Italia è un paese di eccellenze isolate, che danno vita a stili originali, spesso ispirati alle diverse tradizioni regionali.
Venezia, grazie alla sua posizione geografica, è da sempre un crocevia di culture. Dal 1895 è sede della Biennale d’arte, primo importante luogo di confronto internazionale. L’arte del vetro, praticata nell’isola di Murano, è da secoli una specialità locale.
Ed è proprio come maestro vetraio che Vittorio Zecchin inizia negli anni Dieci la sua attività di artista-artigiano. Personalità eclettica, egli si dedica alla pittura, ma anche alla creazione di arredi, arazzi, mosaici, in uno stile favolistico che mescola ascendenze bizantine e suggestioni secessioniste. Nel 1914 realizza per l’Hotel Terminus un sontuoso ciclo decorativo sul tema delle Mille e una notte, capolavoro del Liberty veneziano.

Galileo Chini-Vaso a penne di pavone e piccole sfere (Vase à plûmes de paon et petites sphères)
Galileo Chini
Vaso a penne di pavone e piccole sfere (Vase à plûmes de paon et petites sphères), vers 1910
Bottegone (Pistoia), collection particulière
© DR

A Firenze, Galileo Chini, pittore e ceramista, pur condizionato dall’eredità rinascimentale, raggiunge attraverso forme e tecniche innovative, uno stile Liberty autonomo e originale.
A Faenza, Domenico Baccarini interpreta nelle sue ceramiche il nuovo linguaggio con un tocco poetico.
A inizio secolo, Roma, capitale tradizionalista, chiusa dentro le sue antiche mura, è circondata da una campagna incontaminata che gli artisti esplorano, ispirandosi alla natura. Duilio Cambellotti, come il suo allievo Alberto Gerardi, trasformano l’arcaico panorama popolato da bufali, pecore e pastori in oggetti moderni.
L’architetto siciliano Ernesto Basile, coadiuvato da Vittorio Ducrot, raccoglie le eredità arabo-normanne della sua isola coniugandole con l’Art Nouveau internazionale.

Ricostruzione futurista dell’universo

Ricostruzione futurista dell’universo

Umberto Boccioni-Visioni simultanee (Visions simultanées)
Umberto Boccioni
Visioni simultanee (Visions simultanées), 1912
Wuppertal, Von der Heydt-Museum
© Medienzentrum Wuppertal / antje zeis-loi

Movimento d’avanguardia fondato dal poeta Filippo Tommaso Marinetti nel 1909, il Futurismo si oppone al “passatismo” della cultura borghese, delle accademie, dei musei. Esso dà voce al desiderio di rinnovamento allora diffuso tra gli artisti più giovani, proponendo una nuova estetica basata sull’esaltazione del progresso e della velocità.
All’appello di Marinetti rispondono Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo e Gino Severini, che firmano, nel febbraio 1910, il Manifesto dei pittori futuristi e, nell’aprile successivo, il Manifesto tecnico. Essi traducono in pittura il desiderio di “rendere e magnificare” i “miracoli della vita contemporanea”, di rappresentare la “sensazione dinamica” delle metropoli in continua trasformazione.
Il dinamismo è l’essenza della nuova pittura: non si vuole più catturare un momento di vita, ma “l’eterna velocità onnipresente”. Ne deriva un linguaggio rivoluzionario che, attraverso la “simultaneità della visione”, tradotta in una compenetrazione dinamica di colori e di forme, intende “porre lo spettatore al centro del quadro”.

Fortunato Depero-Cavalcata Fantastica (Chevauchée fantastique)
Fortunato Depero
Cavalcata Fantastica (Chevauchée fantastique), 1920
Genève, collection particulière
© ADAGP, Paris 2015 © Photo Vitorio Calore

“Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare una fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente.”: con queste parole Balla e Depero lanciano, nel marzo 1915, il manifesto Ricostruzione futurista dell’Universo, che inaugura una seconda stagione del Futurismo, destinata a durare fino all’inizio degli anni 1940. L’estetica futurista si estende allora a tutti i campi dell’arte e della vita.
A Roma, la casa dove abita e lavora Balla è un campionario virtuale, dove tutto è in vendita, dalle tovaglie alle lampade. La sua stanza da pranzo, ideata nel 1918 e realizzata in legno povero, ha forme eccentriche, dinamiche, colorate. Depero a Rovereto apre la sua “casa del Mago” dove crea arazzi, manifesti pubblicitari, giocattoli, ispirati a una fantastica umanità meccanica. Seguendo il loro esempio, numerosi futuristi aprono negli anni Venti “case d’arte” in diverse città italiane.

Metafisica, un sogno travestito d’antico

Metafisica, un sogno travestito d’antico

Giorgio de Chirico-Mobili nella valle (Meubles dans la vallée)
Giorgio de Chirico
Mobili nella valle (Meubles dans la vallée), 1927
Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto ?R collection LF"
MART
© ADAGP, Paris 2015 © MART ?R Emanuele Tonoli" / emanuele tonoli

Nel 1917 Giorgio de Chirico, pittore di origine greca, da sempre estraneo al mondo delle avanguardie, incontra all’ospedale militare di Ferrara Filippo de Pisis e Carlo Carrà. Nasce allora, nel pieno del conflitto mondiale, la Metafisica, un “sogno travestito di antico”, come la definì il critico Fritz Neugass. Vi partecipa, per un breve periodo, anche Giorgio Morandi.
Con la Metafisica, la pittura italiana ritrova la via di un colloquio con l’arte classica che avrà pieno sviluppo negli anni Venti: il richiamo al mito classico, già presente nei quadri che anticipano, fin dagli ani Dieci, la nuova poetica (come L'ennemie du poète) è un elemento centrale nell’opera dei due “dioscuri”, i fratelli Giorgio e Andrea de Chirico (noto con lo pseudonimo di Alberto Savinio).

Giorgio Morandi-Natura morta (metafisica) (Nature morte (métaphysique))
Giorgio Morandi
Natura morta (metafisica) (Nature morte (métaphysique)), 1918
Parme, Fondazione Magnani Rocca
© ADAGP, Paris 2015 © Fondazione Magnani Rocca, Parma (Italie) ?R Foto Amoretti"

Esso viene rielaborato in rappresentazioni che intendono indagare il senso nascosto e profondo delle cose attraverso associazioni inaspettate, colloqui poetici tra oggetti che non hanno alcun legame logico tra loro. Busti, gessi, frammenti antichi convivono in una straniante continuità con oggetti quotidiani.
Benchè la Metafisica sia un movimento esclusivamente pittorico, una sensibilità affine si svliuppa parallelamente nelle arti decorative. Uno sguardo incantato, sospeso tra ispirazione classica e gusto Déco, caratterizza le ceramiche di Gio Ponti, mentre un senso di spaesamento si ritrova nelle ironiche e sorprendenti creazioni in vetro di Buzzi e Martinuzzi per Venini.
Nel 1918, Felice Casorati si è appena trasferito a Torino. L’industriale Riccardo Gualino, collezionista e mecenate, gli commissiona nel 1924 l’arredo della sua casa e la realizzazione di un piccolo teatro.
Casorati realizza inoltre dei mobili per la propria abitazione: in legno nero lucido, dalle linee pure e privi di ornamenti, gli arredi concorrono a creare quell’atmosfera immobile e atemporale che caratterizza anche i suoi dipinti. In anticipo sui tempi, essi presentano una semplificazione di forme ispirata all’arte dei maestri primitivi italiani del Tre e Quattrocento.

Novecento, un classicismo moderno

Novecento, un classicismo moderno

Felice Casorati-Silvana Cenni
Felice Casorati
Silvana Cenni, 1922
Turin, collection particulière
© ADAGP, Paris 2015 © Photo Pino Dell'Aquila

A partire dalla metà degli anni Dieci, molti artisti, in opposizione ai linguaggi delle avanguardie, riscoprono i valori della tradizione e la lezione degli antichi maestri, da Giotto a Piero della Francesca.
Il dipinto Silvana Cenni di Felice Casorati è un suggestivo manifesto di questo “ritono all’ordine” che si diffonde in tutta Europa.
Nel 1922 nasce il movimento Novecento Italiano, sostenuto da Margherita Sarfatti, infleunte critica d’arte. Vi aderiscono fra i primi Sironi, Funi e Oppi, che, guardando al passato, danno vita a un “classicismo moderno” fondato su purezza di forme e armonia della composizione.
Nelle arti decorative la figura dominante è quella dell’architetto Gio Ponti, che, negli anni Venti, reinterpreta per la manifattura di porcellane Richard-Ginori tipologie arcaiche come l’urna e la cista e inventa centinaia di decori, rivisitazioni ironiche della mitologia classica.
A Murano, Paolo Venini affida la direzione della sua vetreria ad artisti e architetti, quali Zecchin, Martinuzzi, e Scarpa, che creano forme pure, di ispirazione classica, ma anche innovative tecniche di lavorazione.

Napoleone Martinuzzi-Amfora pulegosa (Amphore pulegosa)
Napoleone Martinuzzi
Amfora pulegosa (Amphore "pulegosa"), 1925-1927
Gardone Riviera, Fondazione Il Vittoriale degli Italiani
© DR © Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, fotografia di Augusto Rizza

Allineandosi al Novecento artistico, destinato a divenire l’espressione “ufficiale” del regime fascista, la produzione di arredi assume forme solide e semplificate (come nei mobili di Portaluppi per casa Corbellini), talora con accenti più magniloquenti.
Il linguaggio “solido, concreto e definitivo” di Novecento è affiancato negli anni Venti dal Realismo magico, corrente che propone un’ originale interpretazione del diffuso clima di ritorno al classicismo. La lezione dei maestri del Quattrocento è declinata attraverso l’inquietudine profonda dello sguardo contemporaneo: ne deriva, come scrive Massimo Bontempelli, “un’ atmosfera di stupore lucido (...), quasi un’altra dimensione in cui la vita nostra si proietta”.
Tra i maggiori interpreti di questa corrente vi sono Felice Casorati e Antonio Donghi, autore di scene borghesi immerse in una dimensione immobile e straniante.

Astrazione e razionalismo, verso il design industriale

Astrazione e razionalismo, verso il design industriale

Franco Albini-Mobile radio
Franco Albini
Mobile radio, 1938
Milan, Fondazione Franco Albini
© DR © Fondazione Franco Albini, www.fondazionefrancoalbini.com

Nel 1926 un gruppo di giovani architetti lombardi, tra cui Giuseppe Terragni, influenzati dalle teorie di Gropius e di Le Corbusier, secondo cui le forme degli edifici e degli oggetti d’uso sono determinati dalla loro funzione, fondano il “Gruppo 7”, dando vita al movimento razionalista italiano. Ben presto vi aderiscono architetti di tutta Italia.
Essi realizzano mobili dalle forme pure, prive di ogni decorazione, utilizzano materiali innovativi come il tubolare metallico, giungendo all’ integrazione delle arti con il mondo dell’industria e della produzione di serie.

Gio Ponti-Lampe Bilia
Gio Ponti
Lampe "Bilia", 1931
Corsico, FontanaArte
© DR © FontanaArte

A Como, Terragni progetta un edificio-simbolo del Movimento moderno, la Casa del Fascio, alla cui decorazione collaborano gli astrattisti Manlio Rho e Mario Radice. Arte astratta e architettura razionalista gettano allora le basi del nascente design industriale.
Tra gli esempi più significativi di questo momento di passaggio, vi sono oggetti innovativi come la Radio di Franco Albini, e la Lampada Bilia di Gio Ponti, ideata nel 1931, ma messa in produzione solo molti anni più tardi, perchè giudicata troppo all’avanguardia.