Johan Barthold Jongkind (1819-1891)

Notre-Dame de Paris, 1854
Paris, musée du Louvre
Donation Hélène et Victor Lyon
© RMN-Grand Palais (Musée du Louvre) / Hervé Lewandowski / DR
Portrait de l'artiste par lui-même, 1850, annoté en 1860
Paris, musée d'Orsay, conservé au département des Arts graphiques du musée du Louvre, fonds du musée d'Orsay
Legs Etienne Moreau-Nélaton, 1927
© RMN-Grand Palais (Musée d'Orsay) / Thierry Le Mage
Johan Barthold Jongkind è nato il 3 giugno 1819 a Lattrop, cittadina dell'Olanda orientale. A 16 anni lascia la scuola e inizia a lavorare presso un notaio ma, nel 1837, sua madre, vedova da un anno, lo lascia partire per L'Aia dove l'artista avrà l'opportunità di frequentare l'Accademia di disegno. Jongkind diventa allora allievo di Andreas Schelfhout (1787-1870), celebre paesaggista di pittura en plein air. Nel 1918, Etienne Moreau-Nélaton, nella sua biografia su Jongkind sosterrà che : "Uno dei doni più preziosi che Jongkind serba di Schelfhout, è l'essere stato avviato all'acquerello rapido, dal vero, in grado di riprodurre l'aspetto compiuto di un paesaggio eseguito con un lavis colorato, sommario, sovrapposto ad un disegno efficace e molto ben strutturato".
Scène d'hiver en Hollande, 1846
La Haye, Gemeentemuseum
© Gemeentemuseum Den Haag
Le opere giovanili di Jongkind traducono il suo attaccamento alla tradizione dei pittori paesaggisti olandesi del XVII secolo. In primo luogo per la composizione stessa dei quadri: orizzonte basso – un terzo per la terra e due terzi per il cielo-, diagonale che s'innalza da sinistra a destra, personaggi di piccole dimensioni che popolano il paesaggio, ma anche per la scelta dei soggetti: i canali, i pattinatori, i mulini. Non va poi dimenticato che Jongkind è molto più interessato alla resa della luce e dell'atmosfera che al carattere pittoresco del soggetto.
Nel 1845, Jongkind fa un incontro decisivo. Il pittore Eugène Isabey (1803-1886), giunto a L'Aia per presenziare all'inaugurazione di una statua di Guglielmo d'Orange-Nassau detto il Taciturno (1533-1584), principe tedesco e Stadhouder di Olanda, lo invita lavorare nella sua bottega di Parigi.
Notre-Dame de Paris, 1854
Paris, musée du Louvre
Donation Hélène et Victor Lyon
© RMN-Grand Palais (Musée du Louvre) / Hervé Lewandowski / DR
Nel 1846, Jongkind entra a far parte della bottega di Isabey e diventa suo allievo. A Parigi, Jongkind conosce molti personaggi illustri, tra i quali: Daubigny, Baudelaire, Nadar, Rousseau, Corot... Il suo carattere gioviale, infatti, gli consente di allacciare solide amicizie.
Il pittore apprezza in special modo i lungosenna e il quartiere di Notre-Dame diventa uno dei suoi soggetti preferiti.
Con Jongkind, la pittura di paesaggio francese del XIX secolo instaura forti legami con il paesaggio olandese del XVII secolo.
Nella luce dei suoi quadri, dall'atmosfera che da essi si sprigiona, ravvisiamo l'influsso di Corot, un artista tanto ammirato da Jongkind.
La composizione, però, resta classica, come nel caso di Le pont de l'Estacade : una grande diagonale ed un cielo che, assieme agli elementi architettonici, occupa i due terzi superiori del quadro. Nella raffigurazione di questa passerella di metallo e cemento armato e nella documentazione fedele dello svolgersi delle attività umane, come il lavoro dei pescatori o i viandanti che attraversano il ponte, Jongkind incarna altresì la "modernità" cara agli impressionisti.
Le port de Harfleur, 1850, Salon 1850-1851
Amiens, musée de Picardie
© Amiens, musée de Picardie
Nel corso dei suoi primi dieci anni vissuti a Parigi, Jongkind raggiunge una certa fama. Le sue opere vengono esposte al Salon a partire dal 1848. L'artista, inoltre, ottiene una medaglia di terza classe nel 1852 e lo Stato compra il Porto di Harfleur nel 1851 e il Pont de l'Estacade nel 1853. I suoi ammiratori lo apprezzano per i suoi chiari di luna e per le sue vedute di Parigi.
Nonostante questo, la sua situazione economica resta precaria, tanto più che nel 1853 la borsa di studio che gli era stata concessa dal sovrano Gugliemo I quando l'artista frequentava l'Accademia di disegno a L'Aia, viene soppressa. Uomo dallo spirito tormentato ed inquieto, Jongkind è spesso preda di deliri paranoici, la sua fragilità di carattere, inoltre, è accentuata dall'abuso di sostanze alcoliche. Il mancato riconoscimento al Salon del 1855 è la causa della sua depressione. L'artista confessa il suo tormento in una lettera indirizzata ad Eugène Smits: "Quello che io ho provato è incredibile... non mi hanno nemmeno conferito una menzione onorevole, nulla".
Chemin de halage près de La Haye, 1859
Enshede, Stichting Rijksmuseum Twenthe
© Stichting Rijksmuseum Twenthe, Enshede
Oppresso dai debiti e con la mente rivolta solo alle numerose delusioni accumulate, Jongkind torna a vivere in Olanda. Tuttavia, i legami con la Francia non sono del tutto tagliati. Difatti, l'artista effettua un soggiorno a Parigi nel 1857, riceve una medaglia d'argento durante una mostra a Digione nel 1858, partecipa al Salon del 1859 e vende le sue tele quasi esclusivamente a Parigi tramite il mercante d'arte Pierre-Firmin Martin. In Olanda, tuttavia, Jongkind continua a bere e ad accumulare nuovi debiti.
I suoi amici, venuti a conoscenza della sua situazione, su iniziativa del conte Doria, organizzano una vendita all'asta per aiutarlo. Novantatre artisti, tra i quali Corot, Daubigny e Diaz, vi prendono parte offrendo, ognuno di loro, un'opera. Grazie al frutto di questa vendita, nell'aprile del 1860, il pittore Cals viene mandato in Olanda per pagare i debiti di Jongkind e riportare l'artista a Parigi. Si apre allora un periodo fecondo per l'artista.
Honfleur, lever de soleil à l'entrée du port, 1863
Honfleur, musée Eugène Boudin
© Musée Eugène Boudin, Honfleur
Di ritorno in Francia, Jongkind ritrova un certo equilibrio psicologico, grazie alla presenza al suo fianco di Madame Fesser, un'olandese sposata con un francese che si prende cura di lui. Sempre nel corso di questi anni, Jongkind afferma con maggiore chiarezza il suo stile tipico e si libera dell'influsso dei suoi antichi maestri.
A partire dal 1862, Jongkind fa ritorno in Normandia, una regione che l'artista aveva scoperto quindici anni prima a fianco d'Isabey. Jongkind diventa amico di Boudin (1824-1898), fa la conoscenza di Monet (1840-1926) e Bazille (1841-1870). I tre si vedono regolarmente presso la fattoria Saint-Siméon, luogo d'incontro dei pittori dell'epoca.
Entrée de port, Honfleur, 1866
Paris, musée du Louvre
Donation Hélène et Victor Lyon
© RMN-Grand Palais (Musée du Louvre) / Hervé Lewandowski
Jongkind funge da guida per questo gruppo di artisti più giovani di lui. Per Boudin : "Jongkind iniziava finalmente a far tollerare una pittura la cui buccia un po' dura nascondeva un frutto eccellente e tra i più gustosi". E a proposito dei suoi acquerelli s : "È fatto con nulla e, tuttavia, la fluidità del cielo e delle nubi vi sono tradotte con una precisione inimmaginabile", mentre Monet più tardi riconoscerà : "Jongkind si fece mostrare i miei schizzi, mi invitò ad andare a lavorare con lui, mi spiegò il come e il perché del suo stile, completando in questo modo l'insegnamento che avevo ricevuto da Boudin e fu, a partire da questo momento, il mio vero maestro. Devo proprio a lui l'educazione definitiva del mio modo di osservare...".
Ruines du château de Rosemont, en 1861
Musée d'Orsay
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Gérard Blot
Vedi il bando dell'opera
Honfleur e la sua regione forniscono a Jongkind"... tutto ciò che occorre per dipingere bei quadri".
Seguendo l'esempio dei paesaggisti inglesi tra i quali Constable, Turner e Bonington, di Corot e dei pittori di Barbizon, l'artista, assieme a Boudin, dà la precedenza all'osservazione diretta della natura.
Vue du château ruiné de Rosemont, 1861
Paris, musée d'Orsay, conservé au département des Arts graphiques du musée du Louvre, fonds du musée d'Orsay
Donation Etienne Moreau-Nélaton, 1907
© RMN-Grand Palais (Musée d'Orsay) / Thierry Le Mage
Jongkind, tuttavia, non è un pittore en plein air. Posto di fronte ad un soggetto, Jongkind esegue acquerelli nei quali si manifesta la sua incredibile maestria. In un secondo momento, l'artista utilizza queste vedute per dipingere le sue tele in bottega : "Egli le dipingeva "dal vero", occorre però mettersi d'accordo sul significato che tale espressione assume nelle sue parole o nei suoi scritti. Un quadro di Jongkind "dal vero" non è la copia diretta del soggetto che l'artista si è prefissato di raffigurare. Si tratta della riproduzione del medesimo soggetto lavorato sul posto con la tecnica dell'acquerello. L'abbozzo di una sua opera è proprio un acquerello. Con il suo pennello di acquerellista Jongkind coglie direttamente l'effetto della natura" (Etienne Moreau-Nélaton).
Dotato di una grande memoria visiva, Jongkind può ricostruire in bottega un paesaggio osservato anni prima. In questo modo, verso la fine della sua vita, dipinge paesaggi olandesi mentre è risaputo che, il suo ultimo viaggio nel suo paese natale, risale al 1869.
Per la naturalezza delle scene da lui raffigurate e per la sua pennellata frammentata, Jongkind è considerato, a ragione, un precursore dell'impressionismo. Nel 1863, mentre Jongkind espone tre suoi quadri al Salon des Refusé tra cui Rovine del castello di Rosemont (museo d'Orsay, donazione Moreau-Nélaton), il critico Castagnary scrive queste parole premonitrici : "In lui tutto risiede nell'impressione". Jongkind, tuttavia, non può essere visto come un caposcuola. Egli non si preoccupa dell'aspetto intellettuale della pittura e pensa soltanto a riprodurre in maniera intuitiva le sue sensazioni visive. L'artista, d'altronde, non partecipa alla prima mostra impressionista del 1874.
La Ciotat, 1880
Paris, musée d'Orsay, conservé au département des Arts graphiques du musée du Louvre, fonds du musée d'Orsay
Legs du comte Isaac de Camondo, 1911
© RMN-Grand Palais (Musée d'Orsay) / Thierry Le Mage
Jongkind trascorre gli ultimi venti anni della sua vita nel Nivernese e nel Delfinato. Compie viaggi in Svizzera, Belgio e nel sud della Francia, dove porta avanti numerosi studi.
Tuttavia, Il suo equilibrio mentale continua a dare segni di instabilità e l'artista resta schiavo dell'alcol. Poco a poco cerca rifugio nella famiglia Fesser e i suoi soggiorni parigini si diradano.
Le sue quotazioni presso i mercanti di quadri della capitale francese, tuttavia, continuano a salire. Finalmente libero dalle preoccupazioni finanziarie, Jongkind trova nell'acquerello il suo principale mezzo d'espressione. Proprio mediante questa tecnica spontanea, l'artista esprime nella maniera più compiuta la sua abilità. L'influsso che Jongkind esercita sulla generazione degli impressionisti, si spiega soprattutto con la delicatezza con la quale il pittore suggerisce la luce, lo scintillio dell'acqua e dell'aria.
Verso la fine della sua vita, la sua tecnica si fa sempre più audace. L'artista semplifica i suoi soggetti, illumina i suoi acquerelli con pennellate colorate di gouache e non esita a servirsi del bianco del foglio come di una tinta supplementare.
Vue d'une place d'Avignon, avec une droguerie
© RMN-Grand Palais (Musée d'Orsay) / Thierry Le Mage / © RMN / Réunion des Musées Nationaux
Jongkind si spegne il 9 febbraio 1891 a La Côte-Saint-André, nel dipartimento dell'Isère, dove si era ritirato dal 1878 con la Signora Fesser. Una vendita dei suoi quadri organizzata nel dicembre del 1891 ottiene un notevole successo, consacrando definitivamente Jongkind come un grande artista, peraltro già riconosciuto tale dai suoi pari. Manet lo definiva il "padre del paesaggio moderno" e Signac, in una sua opera del 1927 e dedicata proprio a questo pittore, colloca Jongkind "colui che ha rinnovato il paesaggio moderno, tra Corot e Monet".