L'immagine rivelata
Fissare il reale
The Haystack, avril 1844
National Media Museum, Bradford, UK
© The RPS Collection at the National Media Museum, Bradford
Fissare il reale
L'annuncio ufficiale dell'invenzione di Daguerre e di quella di Talbot viene dato, in entrambi i casi, all'inizio del 1839. Il 7 gennaio, lo scienziato François Jean Dominique Arago presenta a Parigi, presso l'Accademia delle Scienze, il dagherrotipo. La diffusione in Inghilterra di questa notizia, costringe Talbot ad abbandonare il proprio riserbo. Fino a quel momento molto discreto circa l'andamento dei suoi lavori, Talbot espone i suoi primi disegni fotogenici a Londra, alla fine di gennaio del 1839.
La tecnica di Daguerre e quella di Talbot sono molto diverse. Il primo utilizza una lastra levigata di rame argentato, sensibilizzata alla luce con vapori di iodio. L'immagine ottenuta è sia positiva, sia negativa, secondo l'angolatura dalla quale si guarda. Ogni immagine è unica ed impossibile da riprodurre.
Talbot, da parte sua, utilizza carta sensibilizzata alla luce con trattamento chimico a base di sale marino e nitrato d'argento. Dopo un'esposizione alla luce, Talbot ottiene un "negativo", dove i toni chiari e scuri del soggetto sono rovesciati. Il negativo è così utilizzato per ricavare da esso il numero voluto di copie "positive". Questo procedimento pone così le basi della fotografia per i seguenti centocinquanta anni.
Two Fisher Girls, 1874
Collection particulière
© DR
Da un punto di vista estetico, la potenza espressiva delle immagini è, in ugual misura, molto diversa. In un testo del 1930, il critico d'arte Waldemar-George descrive con questi termini l'immagine dagherriana: "Essa è una scrittura di calligrafi precisi, che sottolineano i dettagli, che si sforzano di raggiungere la chiarezza assoluta degli oggetti". Al contrario, il calotipo gioca sulle masse di ombre e di luci, sfuma i dettagli. Al bagliore metallico e luccicante del dagherrotipo, si contrappone la granulosità della carta e la delicatezza dei suoi toni grigi o bruni.
Dopo la presentazione del procedimento messo a punto da Talbot, quest'ultimo prosegue le sue ricerche. In particolare, egli scopre che un'immagine latente si forma sulla carta fotosensibile dopo l'esposizione alla luce e che è possibile renderla visibile tramite uno "sviluppo". Questo metodo consente una riduzione sensibile dei tempi di posa. Nel giugno del 1841, Talbot pubblica finalmente la descrizione completa del suo procedimento che chiama "calotipo", dal greco kalos, "bello".
Gli anni delle invenzioni
The Pends, St. Andrews
The Metropolitan Museum of Art, New York
© The Metropolitan Museum of Art, New York
Gli anni delle invenzioni
Un brevetto per lo sfruttamento commerciale del calotipo viene depositato in Inghilterra. L'invenzione non è soggetta a protezione negli altri paesi. In Scozia, il procedimento ottiene un grande successo negli anni quaranta del XIX secolo, sopratutto grazie a due pittori-fotografi che rispondono al nome di David Octavius Hill e Robert Adamson.
Aiutato dal suo assistente Nicolaas Henneman, Talbot lancia diverse campagne di promozione. Nel 1844, Henneman fonda uno "stabilimento" fotografico a Reading dove esegue lavori di ogni tipo: ritratti, commesse particolari, immagini per i mercanti di stampe, corsi di avviamento... Partendo proprio da questa sorta di laboratorio Talbot si lancia nel campo, ancora inesplorato, della stampa fotografica. Tra il giugno del 1844 e l'aprile del 1846, sono pubblicati una raccolta di sei fascicoli intitolati The Pencil of Nature, e un libro: Sun Pictures of Scotland.
The Reading establishment, 1846
The Metropolitan Museum of Art, New York
© The Metropolitan Museum of Art, New York
l calotipo, tuttavia, non riesce ad entrare in competizione con il dagherrotipo che continua ad essere molto utilizzato nelle botteghe dove si eseguono i ritratti, fino alla fine degli anni quaranta del XIX secolo. Va detto, però, che il suo inventore non è affatto preparato ad affrontare la concorrenza. Membro della gentry inglese, Talbot vive in un mondo strettamente delimitato dalle convenzioni della sua classe sociale e non si intende granché di commercio. Fortunatamente, le caratteristiche delle immagini prodotte dal calotipo affascinano gli esteti e gli appassionati d'arte, persone istruite e sufficientemente agiate per fare della fotografia un passatempo. Grazie a loro, questo procedimento conosce, negli anni quaranta del XIX secolo, un periodo di grande diffusione.
Il calotipo conquista il suo spazio
Saint-Bruno, Portail principal du Monastère Cartuja, Burgos, 1853
The Metropolitan Museum of Art, New York
© The Metropolitan Museum of Art, New York
Nel corso dell'Esposizione universale di Londra nel 1851, la fotografia, può contare, per la prima volta, su una manifestazione pubblica di grande rilievo. L'evento galvanizza i fotografi inglesi e l'anno dopo, un drappello di amatori organizza la prima vera e propria mostra di fotografie. Con circa ottocento pezzi esposti, questa mostra è accolta con grande favore dalla stampa. Il Times dichiara che la Gran Bretagna può ora "ritrovare quella supremazia che non avrebbe mai dovuto perdere in un'arte che è nata proprio sul suo territorio". Dal 1853 al 1855, una parte delle opere circola in più di cinquanta città britanniche. Le vedute dell'Esposizione universale scattate da Hugh Owen o le immagini riportate dalla Russia da Roger Fenton contribuiscono allora a diffondere la fotografia presso una larga fetta di pubblico.
Lo stesso drappello di amatori, dopo aver convinto Talbot a rinunciare ai suoi brevetti, fonda a Londra, nel gennaio del 1853, la Photographic Society. Molte altre associazioni fotografiche, che si battono affinché la fotografia sia considerata alla stregua di tutte le altre arti plastiche, sorgono allora in Gran Bretagna.
Ruines d'une tour (ou Baie de Saint Ouen), vers 1855
Washington, National Gallery of Art
© National Gallery of Art, Washington
Gli stretti rapporti che i dirigenti della Photographic Society mantengono con la regina Vittoria e il principe Alberto facilitano indubbiamente l'ottenimento dell'alto patrocinio reale. La fotografia diventa così un'attività rispettabile e di moda.
Dopo il 1851, un nuovo procedimento si diffonde su vasta scala: il collodio umido, una tecnica che utilizza negativi su vetro, coniuga la precisione del dagherrotipo ai vantaggi offerti dalla stampa multipla. Ancora una volta, coloro che si mostrano fedeli al negativo su carta mettono al primo posto le loro aspirazioni artistiche. Costoro, infatti, preferiscono il calotipo, i cui effetti sono più simili a quelli dei disegni e delle stampe.
Gli orientamenti inglesi.<br>
Arbres avec enchevêtrement de racines, 1853
National Gallery of Art, Washington
© National Gallery of Art, Washington
Gli orientamenti inglesi.
I calotipisti della prima generazione, esponenti della buona società vittoriana, trovano nella fotografia il mezzo per esprimere gli ideali della loro classe. Preoccupati dai mutamenti sociali e tecnici, essi rivolgono i loro obiettivi verso il passato, evitando tutto quello che è riconducibile all'industrializzazione. In questo modo, la campagna, percepita come un luogo di attività sportive, di spazi aperti e di acqua pura, costituisce un rifugio idealizzato. Ai presunti vantaggi della natura si unisce la nozione del pittoresco. Fin dalla metà dell'Ottocento, il pittoresco non costituisce più una semplice categoria estetica ma un modo di apprendimento della natura che fissa le preferenze visive di tutta una generazione. Nel momento in cui Hugh Owen, ad esempio, esprime il sentimento di vulnerabilità che pervade la società vittoriana, lo fa fotografando un albero dalle nude radici.
Soltanto più tardi, quando la mentalità avrà subito un'evoluzione, i fotografi cominceranno ad esplorare soggetti a forte componente sociale.
L'impatto dei viaggi
Dômes du Kremlin, automne 1852
National Gallery of Art, Washington
© National Gallery of Art, Washington
Una volta concluse le guerre napoleoniche, molti aristocratici e gentlemen britannici ricominciano a viaggiare in Europa in lungo e in largo. Alcuni di loro, sono attratti dai paesaggi alpini, dal fascino della civiltà mediterranea o, più semplicemente, dal sentimento di libertà che la lontananza della propria madre patria può procurare.
Come avevano fatto nei secoli precedenti molti viaggiatori, anche questi nobili inglesi disegnano e dipingono i siti visitati. Oramai, però, le camere oscure e i negativi sono i loro più fedeli compagni durante il peregrinare da un luogo ad un altro.
Col et pic d'Arrens, photographiés depuis le mont Soubé, 1852
National Media Museum, Bradford, UK
© The RPS Collection at the National Media Museum, Bradford
Il materiale, per l'appunto, è il loro più grande vincolo. La sensibilità dei prodotti chimici ad ogni tipo di mutamento e la loro dimensione, sono aspetti fondamentali nella scelta del procedimento. La carta può essere sensibilizzata in anticipo e sviluppata molto tempo dopo l'esposizione. Le lastre di vetro sono più pesanti e, ovviamente, molto fragili. Proprio per queste ragioni, negli anni sessanta del XIX secolo, i viaggiatori continuano ad utilizzare il calotipo o la carta cerata messa a punto da Gustave Le Gray, anche quando il collodio umido è diffuso ovunque.
Al Salon annuale della Photographic Society viene esposta una notevole quantità di scatti effettuati in diversi paesi del mondo. Fotografi viaggiatori come Alfred Backhouse, John Stewart, Thomas Millville Raven o Edward Tenison vi partecipano regolarmente. Altri, invece, si stabiliscono all'estero come Charles Clifford, il quale, vende ai viaggiatori che visitano Madrid e che vogliono riportare a casa un ricordo fotografico di questi luoghi, le vedute dei siti e dei monumenti più importanti.
Sotto un cielo indiano<br>
Le trône de Cristal du Diwan-i-Khas, Delhi, 1858
Collection privée
© DR
Sotto un cielo indiano
Per la maggior parte degli Inglesi, l'India è un luogo lontano poco conosciuto. D'altronde, la Compagnia inglese delle Indie orientali, per ragioni prettamente commerciali, preferisce che i sudditi di sua Maestà abbiano di un paese così traboccante di ricchezze, considerato il gioiello più prezioso dell'impero, una visione distorta.
Il pubblico inglese non si rende conto che, questo paese lontano, è segnato da profondi mutamenti e da violente tensioni sociali. Quando nel 1857 scoppia il Grande Ammutinamento, che l'esercito britannico impiega più di un anno a reprimere, l'opinione pubblica inglese s'indigna soprattutto per il massacro di donne e di bambini britannici. Paradossalmente, questa reazione provoca un rigurgito d'interesse per il sottocontinente indiano il che spiega la curiosità con la quale il pubblico accoglie, nel novembre del 1857, le prime fotografie dell'India esposte a Londra.
Le Taj Mahal, janvier-mars 1864
The Metropolitan Museum of Art, New York
© The Metropolitan Museum of Art, New York
Tuttavia, coloro che ebbero la possibilità di ammirare Le Taj-Mahal di John Murray o le vedute di Dehli di Charles Moravia, erano minimamente consapevoli del coraggio e della volontà che occorsero a questi fotografi per scattare le immagini di un paese come questo, in cui il clima e le difficoltà di approvvigionamento centuplicavano le difficoltà che si potevano incontrare in Europa?
Il declino del calotipo
Whitby Abbey, Yorkshire, Transept nord, 1852-54
Victoria and Albert Museum, Londres
© V&A Images/Victoria and Albert Museum, London
"Tutti conoscono la fotografia e tutti la richiedono". Queste parole sono tratte da un articolo di Elizabeth Rigby Eastlake, moglie del primo presidente della Photographic Society, pubblicato nel 1857. All'epoca, le produzioni fotografiche sono già onnipresenti. Le vetrine dei mercanti di stampe ne sono piene, le "fotografie della domenica" invadono Londra, i venditori si sistemano ovunque possano trovarsi clienti disposti ad acquistare ed inoltre, il pubblico mostra un appetito insaziabile per le stereofotografie e i ritratti in formato biglietto da visita. Le stampe su carta all'albumina, ottenute da negativi al collodio umido, ricche di tanti dettagli, sono molto apprezzate a scapito dei negativi su carta richiesti soltanto da qualche raffinato intenditore.
Bâteaux de pêche, baie de St Brelade, Souvenir de Jersey, vers 1850-57
Collection particulière
© DR
A loro volta, i Salon delle associazioni fotografiche subiscono un declino diventando semplici mostre dominate da finalità professionali e commerciali. Lo stesso dicasi per l'Esposizione universale del 1862 di Londra: la fotografia, separata dalle belle-arti, è "relegata nel luogo più inaccessibile e più scomodo". Per molto tempo, la fotografia, nel momento in cui gli editori la producono in serie e mentre espressioni come "artista fotografo" sono utilizzate a fini commerciali, non può rivendicare lo status d'opera d'arte.
Da questo momento in poi, il collodio umido regnerà senza riserve. Nell'estate del 1861, un drappello di fotografi amatoriali, fuoriusciti dalla Photographic Society fonda l'Amateur Photographic Association. Quest'associazione, che si occupa esclusivamente di fotografia amatoriale, nel corso del suo Salon annuale esalta le potenzialità del collodio umido. L'Amateur Photographic Association conquista presto nuovi soci ed ottiene l'alto patronato del Principe di Galles... Un'epoca volge così al termine mentre un'altra comincia.