Maschile / Maschile. Il nudo maschile nell’arte dal 1800 ai nostri giorni.
Maschile / Maschile
Académie d'homme, dit Patrocle, 1778
Cherbourg, musée Thomas-Henry
© Cherbourg, musée Thomas-Henry
Per quale motivo nessuna mostra, fino al Nackte Männer (Uomini nudi) svoltasi l'anno scorso al Leopold Museum di Vienna non è stata mai dedicata al nudo maschile? Per rispondere a un simile quesito la suddetta mostra mette a confronto varie opere, di epoche e tecniche diverse, ispirate alle tematiche principali che, per oltre due secoli, hanno forgiato la rappresentazione del corpo maschile. Occorre in primo luogo distinguere il concetto di nudità da quello di nudo: la visione di un corpo privo dei suoi indumenti e che, per quest'assenza del senso del pudore suscita imbarazzo, è molto diversa dal fulgore che trasmette un corpo rimodellato e idealizzato dall'artista. Questa distinzione, pur non così netta, ha il merito di sottolineare il valore positivo e disinibito del nudo nell'arte occidentale sin dal periodo classico.
Torse du Belvédère, 1881
Paris, Ecole nationale supérieure des Beaux-Arts
© Beaux-Arts de Paris, Dist. RMN-Grand Palais / image Beaux-arts de Paris
Ai nostri giorni, il nudo evoca soprattutto il corpo femminile, retaggio questo di un secolo, il XIX, che aveva elevato il corpo femminile a oggetto assoluto e indiscusso del desiderio maschile. In precedenza, tuttavia, il corpo femminile era meno valorizzato rispetto al suo omologo maschile, più strutturato e muscoloso. Pressappoco dal Rinascimento, il nudo maschile aveva goduto di una certa supremazia: l'uomo poiché essere universale non si distingueva più dall'Uomo e il suo corpo era assurto a modello del genere umano, come era già avvenuto nel caso dell'arte greco-romana. In questo senso, il fondamento culturale giudaico-cristiano dell'occidente è particolarmente ricco: Adamo è stato creato prima di Eva e quest'ultima, che ha dato origine al peccato universale, è semplicemente la sua copia.
Nella grande maggioranza degli uomini, gli artisti trovano nel nudo maschile un "me ideale", specchio magnificato e narcisistico di loro stessi. Tuttavia, fino alla metà del Novecento l'organo sessuale, sia esso atrofizzato o celato sotto un qualsiasi tipo di drappeggio, correggia o guaina di spada sapientemente sistemate, suscita un senso di pudore.
L'Ideale classico
Le Berger Pâris, 1787
Musée des beaux-arts du Canada, Ottawa
© Photo © MBAC
Dal XVII secolo, agli artisti che godevano di maggiori protezioni, viene impartita un'istruzione di eccellenza. Nel campo della scultura e della pittura di storia, il fine ultimo di questi insegnamenti è la perfetta padronanza della raffigurazione del nudo maschile il quale occupa un posto centrale nei processi creativi. Gli studi preparatori per la raffigurazione del nudo, infatti, sono finalizzati alla rappresentazione più esatta possibile, in quella che sarà la composizione definitiva, dell'articolazione dei corpi, siano essi vestiti o nudi.
In Francia, gli studenti si formano presso l'Accademia reale e poi all'Accademia delle Belle Arti su disegni e incisioni, su "calco di gesso" e sul modello vivente. Fino al Novecento inoltrato, questi modelli sono unicamente maschili per motivi legati alla moralità ma anche perché l'uomo è considerato come l'archetipo del canone umano. Per essere ritenuto nobile e degno di una rappresentazione artistica, il corpo che ottiene maggiori consensi è quello dell'uomo comune: il bisogno impone di diluire le caratteristiche individuali del modello per nobilitare il proprio soggetto.
Agli artisti dell'Antichità e del Rinascimento, più che a tutti gli altri loro colleghi, è stato attribuito il merito di aver realizzato una sintesi ideale del corpo umano senza perdersi nei meandri dell'individualità. Per Winckelmann, esteta tedesco del XVIII secolo, la bellezza ideale delle statue greche s'incarna soltanto nel nudo maschile. La "nobile semplicità e quieta grandezza" delle divinità winckelmanniane, benché sia fonte d'ispirazione per molti artisti, è messa seriamente in discussione da altre letture dell'arte antica: il tormento di Laocoonte dell'Antichità tardiva si percepisce nei dipinti del pittore danese Abildgaard, mentre David, dal canto suo, raccomanda una virilità più romana.
Il nudo maschile classico, nonostante gli sconvolgimenti, le reinterpretazioni e i rinnovamenti che subisce a causa delle avanguardie del Novecento, assieme alla sua pesante eredità, continua a esercitare il suo fascino, soprattutto fino al periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale e arrivando fino ai nostri giorni.
Il Nudo eroico
Horst P. Horst, Photographie, 1932
Hambourg, FC Gundlach
© Droits réservés
Il concetto e il termine stesso di eroe sono un retaggio dell'antica Grecia: semidio o semplice mortale capace, però, di trascendere la propria condizione umana per divenire un exemplum virtutis, l'eroe incarna un ideale. L'ammirazione per l'arte e la cultura dell'antichità spiega l'onnipresenza dell'eroe negli ambienti accademici, soprattutto nei soggetti assegnati i ai candidati del Prix de Rome: la grande pittura di storia si nutre delle imprese dei super uomini dai fisici praticamente perfetti.
Portatrice di valori nobili e universali, questa corrispondenza tra l'anatomia e la virtù dell'eroe si riallaccia alla concezione neoplatonica che attribuisce un nesso tra la bellezza e la bontà. La nudità dell'eroe si mostra in tutta la sua evidenza tanto che il "nudo eroico" diventa oggetto di un dibattito ricorrente nella raffigurazione dei grandi uomini del passato o contemporanei anche se gli esiti dello stesso sono a volte sconvenienti.
L'eroismo non è uno stato ma un modo di essere che rivela una forza di carattere fuori dal comune: se la forza di Ercole è indissolubilmente legata alle sue imprese, l'astuzia di David consente a quest'ultimo di sconfiggere il gigante Golia. In entrambi i casi, i due eroi sono dotati di una forza guerriera molto apprezzata da un secolo come il XIX, assetato di virilità e di successi patriottici: questo è, più che mai, l'ideale da raggiungere.
Occorre attendere la crisi della mascolinità nel XX secolo per assistere al rinnovamento dello status di eroe, sempre più contemporaneo, e alla differenziazione delle sue caratteristiche fisiche. Ad ogni modo, che si tratti di una star o di uno stilista come Yves Saint-Laurent, o addirittura dei giovani uomini delle strade di Harlem dipinti dal pittore americano Kehinde Wiley, si assiste al perdurare del potere evocativo della nudità.
Gli Dei dello stadio
Vive la France, 2006 (modèles : Serge, Moussa et Robert)
© Pierre et Gilles
Nel XIX secolo si sviluppa una nuova visione del corpo, basata soprattutto su nozioni di natura medica e igienica. Tale visione ha un notevole impatto sulla concezione del nudo artistico. I movimenti di educazione fisica e le palestre si moltiplicano. Lo "sportivo" esercita un grande fascino e, seguendo l'esempio del pittore Eugene Jansson, i luoghi in cui lo sportivo si esibisce, diventano la meta di chi vuole ammirare la possenza virile del suo corpo.
Questo concetto trova il suo compimento nel culturismo, l'ammirazione narcisistica di un corpo divenuto oggetto da modellare come un'opera d'arte a sé stante. L'uomo moderno dalla morfologia atletica si trasforma in un nuovo e potenziale ideale: incarna una bellezza che richiama il paragone con l'arte greco-romana.
Legato all'affermazione di un'identità nazionale, l'atleta arriva a impersonare la forza bruta della nazione e la capacità di difendere il paese in tempo di guerra. Negli Stati Uniti degli anni trenta del XX secolo, l'atleta diventa oggetto di un processo particolare che sfocia nella valorizzazione dell'uomo semplice in grado di coniugare forza fisica e coraggio.
I regimi totalitari, da parte loro, snaturano il culto dell'atleta mettendolo a servizio della loro ideologia: la Germania lo associa in maniera demiurgica al suo ideale di uomo "ariano", mentre il regime fascista di Mussolini fa costruire statue di marmo raffiguranti figure di atleti sullo stadio che prende appunto il nome di Stadio dei Marmi.
Difficile essere un eroe
Roland furieux, 1867
Paris, musée du Louvre
© Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand Palais / Thierry Ollivier
Trasgredendo l'ordine stabilito, l'eroe mitologico si espone all'ira degli dei e alla gelosia degli uomini. Se dell'uomo conserva le passioni, le pecche morali e talvolta la sua fragilità, dalle divinità assume invece la loro perfezione plastica: l'artista e lo spettatore trovano così nella figura dell'eroe mitologico l'emanazione di un io sublimato.
I grandi destini drammatici conferiscono dunque carattere e personalità alle composizioni e consentono di tradurre tutta una gamma di emozioni, dalla determinazione alla disperazione, dal rancore a un sentimento eterno di amore e fratellanza.
Se è luogo comune affermare che il volto rivela con esattezza l'espressione dei sentimenti – teorizzati e istituzionalizzati dai disegni di Le Brun al concorso della "Tête d'expression", promosso dal conte di Caylus all'Ecole des Beaux-Arts di Parigi nel 1759 e dedicato all'espressione delle passioni – non bisogna sminuire il ruolo fondamentale del corpo e dell'anatomia come vettore emozionale: alcune scelte formali aderiscono anche a convenzioni comunemente accettate.
La mitologia e l'epopea omerica declinano abbondantemente i destini fatali e le passioni distruttrici dell'eroe la cui nudità è legittimata da un radicamento nel mondo ellenico antico: Court mostra il corpo smembrato dello sfortunato Ippolito, premonizione della trasposizione nell'universo classico della Morte per la patriadi Lecomte du Nouÿ.
Nuda Veritas
L'Age d'airain, entre 1877 et 1880
Musée d'Orsay
1880
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
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L'estetica realista che s'impossessa dell'arte occidentale nella corrente del XIX secolo sconvolge la raffigurazione della nudità maschile. Il corpo, come è rappresentato in tutta la verità della natura è oramai sprovvisto del decoroso distanziamento che caratterizzava l'idealizzazione ricercata tramite l'esercizio del nudo accademico.
In questo contesto in cui un corpo privo dei suoi indumenti rappresenta un oltraggio al pudore – l'uomo nudo appare ancor più osceno e sconcertante rispetto a una donna nella società del XIX secolo caratterizzata dal dominio del genere maschile su quello femminile – il nudo maschile diventa a poco a poco sempre più raro giacché proliferano le figure femminili.
Tuttavia, questo rovesciamento di tendenza non comporta la scomparsa degli uomini nudi: il loro studio scientifico, grazie a tecniche nuove come la scomposizione del movimento tramite una serie di foto scattate a raffica – la cronofotografia – fa progredire le conoscenze anatomiche e modifica l'insegnamento impartito agli artisti.
Quindi, per gli artisti più avanguardisti sono più una questione di realizzare un corpo la cui armonia si mantenga fedele alle caratteristiche del modello che di raggiungere un canone di bellezza.
Il potere evocativo del nudo ispira ad alcuni artisti, tra i quali l'austriaco Schiele, autoritratti nudi che rivelano i tormenti esistenziali dell'artista. Investite talvolta da una dimensione cristica, simili rappresentazioni che superano il realismo per accedere a un'introspezione, conoscono una grande posterità fino al XXI secolo, soprattutto nel campo della fotografia.
Senza compiacenza L'attrazione nei confronti del reale che prende piede negli ambienti artistici di metà Ottocento è all'origine di un profondo rinnovamento della pittura religiosa. Mentre il ricorso all'idealizzazione antica dei corpi appariva come conforme al dogma religioso, artisti del calibro di Bonnat rivitalizzano questo genere di pittura rappresentando personaggi biblici nella cruda realtà della loro condizione fisica.
Egalité devant la mort, en 1848
Musée d'Orsay
Dation
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Vedi il bando dell'opera
Questo principio si era già manifestato in Uguaglianza davanti alla mortedi Bouguereau il quale, ai suoi esordi, nel contesto delle ultime vampate del romanticismo, adotta la forza dell'immagine di un comune cadavere. Lungi dal conferire un aspetto più piacente e gradevole allo scrittore che ha avuto il compito di commemorare, Rodin cerca di rendere la corpulenza fisica di Balzac con un'implacabile fedeltà, senza tuttavia privarlo della sua superbia.
Ecco allora porsi il problema del rapporto tra l'arte e la realtà, una questione, questa, che Ron Mueck affronta nella sua opera. L'anomalia provocata da una modifica di scala conferisce intensità al corpo privo di vita di suo padre che richiama il defunto di Bouguereau.
Im Natur
Le Pêcheur à l'épervier, 1868
Zurich, Fondation Rau pour le Tiers-Monde
© © Lylho / Leemage
L'inserimento del corpo nudo all'interno di un paesaggio non rappresenta una sfida nuova per gli artisti del XIX secolo. Per molti aspetti, si tratta addirittura di un elemento ricorrente della grande pittura di storia e di un esercizio impegnativo da un punto di vista plastico sulla base del quale viene giudicata la padronanza tecnica raggiunta dagli artisti.
Il punto cruciale è il raggiungimento di una notevolissima precisione nelle corrispondenze di proporzione, di profondità e d'illuminazione tra il corpo nudo e l'ambiente che lo circonda. Il Pescatore con retedi Bazille che rappresenta uno dei tentativi più riusciti – in un contesto contemporaneo– d'inserimento di un uomo nudo in una luce atmosferica simile a quella degli impressionisti, tiene conto delle regole di composizione imposte dall'accademia.
La nudità maschile nella natura assume un significato diverso man mano che la società subisce le trasformazioni del progresso tecnico e dell'urbanizzazione. L'uomo va allora alla ricerca di una comunione con la natura, in grado di riconciliarlo con gli eccessi e lo sradicamento provocati dal mondo moderno, adattandosi alle teorie igieniste che raccomandano l'esercizio fisico e la vita all'aria aperta.
Jeune assis au bord de la mer, étude, 1836
Paris, musée du Louvre
© Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand Palais / Angèle Dequier
Questa dimensione filosofica che ispira pittori come Hodler e Munch era già presente nel dipinto Giovane in riva al mare di Flandrin, la cui perfezione delle forme crea un'armonia tra il corpo e la riva. Questo sentimento di pienezza spiega senza dubbio il successo dell'opera molto conosciuta nei circoli clandestini di omosessuali del periodo precedente alla prima guerra mondiale che ispira già Gloeden nella realizzazione di fotografie in cui i corpi nudi si fondono con la luce mediterranea della Sicilia.
Nel dolore
Le libertà che gli artisti si prendono nei confronti delle norme classiche, aprono loro nuove prospettive per una rappresentazione più espressiva del corpo nel tormento o nella sofferenza. Il declino del nudo accademico e della sobrietà classica spiega la grande passione per la raffigurazione di supplizi, come quello inflitto a Issione condannato da Zeus a restare attaccato a una ruota di fuoco che girava senza sosta nel cielo.
Il contorcersi del corpo può altresì esprimere tormenti di natura più psicologica. Il dolore del corpo maschile prende naturalmente parte alle sfide di potere tra l'uomo e la donna nel periodo contemporaneo: il corpo nudo può apparire talora indecoroso e, in certe condizioni, in grado di rimettere in discussione la virilità e il predominio maschile. D'altronde Louise Bourgeois ha intenzionalmente scelto una figura maschile per il suo Arch of Hysteria.
Would-Be Martyr and 72 virgins, 2008
Paris, Galerie Daniel Templon
© Courtesy Galerie Daniel Templon, Paris. © David LaChapelle
Il martirio, tuttavia, non ispira solo composizioni raffiguranti torture e supplizi: al contrario, sembra che l'uccisione di Abele per mano di suo fratello Caino narrata nel libro della Genesi, dia inizio alla rappresentazione di posizioni di rilassamento, ultima caratteristica che il corpo assume sul punto di spirare. Tuttavia, in quest'abbandono, vi è un'ambivalenza che gli artisti sottolineano con determinazione: il corpo, spesso magnificato e innaturale in una certa fase dell'estasi, viene in sostanza offerto al diletto dello spettatore.
In queste condizioni, la sofferenza altro non è che un semplice artificio per giustificare una nuova feticizzazione del corpo. Contrari a questo tipo di attrazione, alcuni fotografi si abbandonano a esperimenti mostrando il corpo a pezzi, in una prospettiva estetica o addirittura ludica.
Il Corpo glorioso
Saint Sébastien expirant, 1789
Montpellier, musée Fabre de Montpellier Agglomération
© Musée Fabre de Montpellier Agglomération - cliché Frédéric Jaulmes
Sin dall'arte del periodo moderno la cultura giudaico-cristiana esercita un indiscutibile influsso sulla rappresentazione dell'uomo nudo. Tuttavia, sin dall'era paleocristiana, la concezione cattolica del corpo entra in contrapposizione con la nudità dello stesso privo: il corpo non sarebbe altro che un involucro di carne del quale l'anima del cristiano si libera alla morte.
Tuttavia, sotto l'influsso dei teologi che raccomandano la commistione del sensibile e dello spirituale, la nudità s'impone poco a poco in alcune figure maggiori come quella del Cristo e di San Sebastiano. Il loro corpo martirizzato, sublimato da una sofferenza sopportata grazie alla fede, consente paradossalmente all'anima dell'uomo di riavvicinarsi a Dio.
Per la chiesa cattolica, la vulnerabilità del corpo del Cristo sottoposto alle sofferenze e portatore di stigmate rivela la sua umanità mentre il suo volto ispirato e il suo corpo idealizzato di buon grado, eredi dei sottostanti canoni classici, testimoniano la sua natura divina.
La figura di San Sebastiano è particolarmente complessa: questo santo popolare, modello esemplare di martire che sopravvive al primo supplizio, incarna la vittoria della vita sulla morte. Indubbiamente questo slancio vitale è strettamente connesso alla sua bellezza giovanile e alla raffigurazione del suo corpo privo di indumenti, due elementi, questi, assimilati sin dal XVII secolo.
Così facendo, la rappresentazione del santo prende gradualmente le distanze dal dogma cattolico per acquisire un'autonomia e una libertà senza precedenti: la sensualità del santo ambisce a essere sempre più presente, mentre la sua sofferenza è talvolta impercettibile. In questa ricerca di voluttà, la possibilità di mostrare il sesso resta, fino al XX secolo l'unico divieto.
La Tentazione del maschio
Le Bain (The Bath), 1951
New York, Whitney Museum of American Art
Don anonyme
© Jon F. Anderson, Estate of Paul Cadmus / ADAGP, Paris © Whitney Museum of American Art, NY - Art
Un o sguardo che si carica di desiderio per il corpo dell'uomo e la liberalizzazione dei costumi porta alla nascita, dalla metà del Novecento, di opere spregiudicate. In un contesto simile, Paul Cadmus non esista, nell'America già puritana del secondo dopoguerra, a scegliere come soggetto della sua opera una scena di rimorchiaggio tra uomini in una Finistère a dir poco improbabile.
L'attrazione fisica dei corpi che è restata a lungo confinata nel segreto della propria casa, si palesa in modo sempre più evidente nei luoghi di socializzazione prettamente maschili come la doccia collettiva o con il pretesto della ricostituzione di un'Antichità platonica.
L'erotismo diventa molto spinto in Cocteau che ha esercitato un notevole influsso sul Warhol nel periodo della sua gioventù. La bellezza e la seduzione si sbarazzano allora dell'ideale trasmesso dai riferimenti del passato per ancorarsi nei particolarismi delle abitudini e della cultura contemporanea che Hockney nella sua pittura ha saputo così sapientemente interpretare.
L'Oggetto del desiderio
Le Sommeil d'Endymion, 1791
Montargis, Musée Girodet
© Cliché J. Faujour/musée Girodet, Montargis
Per molto tempo, in campo artistico il corpo maschile è stato sottoposto a una "oggettivazione": l'ammirazione smisurata per la perfezione dei nudi greco-romani, vera e propria ricostruzione intellettuale di un corpo assurto a canone, ha reso appropriata la loro lettura, ivi compresa quella di Winckelmann, nonostante quest'ultima sia investita da una potente carica erotica.
Benché gli ambienti accademici incoraggiassero in maniera esplicita il nudo nella grande pittura di storia, alcuni soggetti non nascondevano, tuttavia, ogni forma di sensualità e ambiguità. Al volgere del XIX secolo, le riflessioni sulle caratteristiche tipiche dei due sessi e le loro frontiere alimentano un interesse per gli amori bisessuali di Giove e Apollo, e il modello di un giovane eroe che muore tra le braccia del suo amante incontra un gradimento particolare.
In Girodet, Endimione assume le fattezze di un efebo il cui corpo è accarezzato sensualmente dai raggi della dea della luna, che hanno ispirato numerose interpretazioni omoerotiche. Nei simbolisti come in Gustave Moreau, la differenza tra i sessi è consumata a scapito di un uomo vulnerabile soggetto all'influsso di una forza fatale e distruttrice identificata come femminile.
Al contrario, tuttavia, e con minore drammaticità, Hodler rappresenta la nascita di un amore adolescente tra un giovane tutto preso da se stesso e una sua coetanea particolarmente sensibile al suo fascino.
Nel corso del XIX secolo, la sensualità e l'accettazione dell'erotismo considerate tipiche del corpo femminile assesta un duro colpo alla tradizionale virilità del nudo maschile: questo colpo, tuttavia, non risulta fatale, giacché, nel XX secolo, il nudo maschile è ancora lungi dallo scomparire.
La liberazione delle pratiche sessuali afferma a gran voce una certa voluttà e investe spesso con poche riserve di una carica sessuale il corpo maschile. Del modello, in genere, si conosce l'identità, segno di un'affermazione dell'individualità all'opera, come in Pierre e Gilles in cui ha luogo una commistione tra mitologia e ritratto contemporaneo.