Ritratti di Cézanne
Ritratti di Cézanne
"La lettura del modello, e la sua realizzazione, è talvolta molto lenta da raggiungere per l'artista", confida Cézanne alla fine della sua vita, dopo essersi regolarmente dedicato, durante tutta la sua carriera, ai ritratti di familiari, di anonimi e, più raramente, di personalità del mondo dell'arte.
In svariate occasioni egli usa se stesso come modello. Rispetto alle sue nature morte, ai suoi bagnanti e ai suoi paesaggi, questa dedizione all'arte del ritratto è a tutt'oggi poco studiata e poco compresa, spesso accostata a un approccio generale che abbia per scopo puramente artistico la creazione di un'"armonia parallela alla natura".
Vero è che i ritratti di Cézanne delineano l'evoluzione ricca e complessa di un artista che dà prova di un'originalità e un'indipendenza inedita sin dalle sue prime opere.
Tuttavia, al di là delle questioni di forma, affiorano in quei volti dei momenti personali della vita del pittore, se non addirittura delle confessioni intime: la complessità della sua relazione con una compagna e moglie che posa per lui per molti anni, o ancora la proiezione di sé nelle rappresentazioni di contadini agiati che testimoniano, a dispetto di grandi considerazioni intellettuali, un attaccamento alla terra e quindi alla materialità più triviale della sua arte.
Prime opere, primi ritratti
Sebbene i ritratti rappresentino meno di duecento opere tra i circa mille quadri dipinti da Cézanne, è proprio con la rappresentazione di se stesso e dei suoi cari che l'artista inizia la sua carriera.
La stranezza tipica degli esordi appare con una certa virulenza nei primi ritratti, sia nel trattamento della pittura in tutto il suo spessore che nella schematizzazione, molto efficace, dei volti.
Eppure, questa originalità non è frutto del lavoro di un autodidatta: Cézanne frequenta assiduamente i musei, riceve diversi insegnamenti ed entra negli ambienti dell'avanguardia parigina alla fine del decennio 1860.
Non sorprende il rifiuto del ritratto di Achille Emperaire al Salon del 1870, data la sua disobbedienza alle antiche regole dell'arte del ritratto quale ancora si pratica alla fine del Secondo Impero.
All'alba della sua carriera, il ritratto è senza dubbio il genere con cui Cézanne progredisce maggiormente lungo un iter estetico senza equivalenti e a cui deve la sua reputazione di artista fuori dalla norma che si porterà dietro per diversi decenni.
Il ritratto ostinato
Nel 1866 Cézanne si lancia in una serie di ritratti dello zio materno Dominique Aubert: l'ulteriore radicalità dell'uso della tecnica ad impasto, con molte sporgenze, che plasma il volto così come le modulazioni di colore, segna una vera e propria svolta nella sua carriera.
Definendo a posteriori questa fase creativa come "couillarde", Cézanne indica che essa fu determinante nel suo approccio di costruzione del motivo attraverso la pittura stessa.
Utilizzando senza moderazione la spatola per strutturare il viso mescolando tonalità nere e tinte più tenui in strati sovrapposti, questa fase è di una tale audacia che sarà compresa solo molti anni più tardi.
Sebbene più posato e più fedele alla tradizione, il ritratto di Valabrègue, che procede da questo approccio brutale, sarà in un primo tempo respinto.
All'inizio del decennio 1870, Cézanne lavora con Pissarro a Auvers-sur-Oise e si appropria di un nuovo uso del colore, pur conservando una certa frontalità nell'elaborazione dello spazio che è tipica dei suoi quadri.
Si istituisce, soprattutto in alcuni autoritratti, il dispositivo inedito che collega le figure allo sfondo, a partire dal quale Cézanne prosegue i suoi esperimenti. La rappresentazione dei volti contribuisce allora alla definizione di nuovo rapporto della pittura con la realtà.
L'Impressionismo e oltre
"Perché si sottrae a qualunque paragone, risulta comodo negarlo" scrive il difensore degli impressionisti Georges Rivière.
Nonostante l'avvicinamento, tramite la frequentazione di Camille Pissarro, a questo gruppo di artisti che adottano colori vivaci e un nuovo modo di concepire il paesaggio, Cézanne conserva durante i decenni 1870 e 1880 una propria indipendenza che si manifesta soprattutto nei ritratti.
D'altronde, ne realizza sempre di più dopo il 1875, prendendo regolarmente come modello la sua compagna nonché futura sposa, con la quale i rapporti si distendono.
Cézanne è uno dei primi a intraprendere un percorso al di là dell'Impressionismo, soprattutto tramite l'uso di colori intensi che superano la semplice resa degli effetti di luce.
Egli acquista inoltre più libertà nel trattamento dello spazio, conferendo ai suoi modelli una presenza forte e del tutto nuova, paragonabile alla scultura, nella loro rappresentazione.
Queste ricerche conducono Cézanne a eseguire nuovi autoritratti, ma soprattutto a dedicarsi a delle varianti o vere e proprie serie come quella di Madame Cézanne nella poltrona gialla..
Un'armonia parallela alla natura
Perseverando nella rappresentazione dei volti tramite superfici di colore a forma di prisma che rivelano i riflessi di luce, Cézanne raggiunge una concisione plastica, ravvisabile anche nelle sue nature morte, che accosta la pratica della pittura a quella del disegno.
Lontano dalle tensioni tanto visive quanto psicologiche delle figure murate nella pittura tipiche degli esordi, i ritratti del decennio 1890 sono intrisi di un sentimento personale.
A dispetto di una ricerca formale che implica l'inserimento dei visi e dei corpi entro schemi geometrici connessi agli sfondi, Cézanne offre ai suoi modelli una rappresentazione umile e al tempo stesso monumentale, che si tratti di anonimi contadini o di illustri rappresentanti dei circoli artistici parigini.
Certo, la ricerca di un'unità di rappresentazione pittorica corrisponde alla ricerca di un'"armonia parallela alla natura" a cui allude Cézanne con i suoi confidenti.
Eppure, essa resta indissociabile dalla "formulazione delle sensazioni a contatto con la natura" che implica interminabili sedute di posa.
Alcuni ritratti del giardiniere Vallier sono i primi realizzati all'esterno e collegano simbolicamente ritratti e paesaggi negli ultimissimi anni di vita dell'artista.
Verso una scomparsa del ritratto?
Il trattamento che Cézanne fa subire ai volti, a cui deve oltretutto la sua reputazione di padre della modernità in materia di ritratto, chiama in causa la natura stessa del ritratto, il quale non sembra più avere la stessa ragion d'essere rispetto ai quadri venati di un romanticismo ormai agli sgoccioli, caratteristici degli esordi.
La scelta di modelli anonimi, senz'altro determinata dalla loro vicinanza all'abitazione e all'ultimo atelier di Cézanne, così come i principi seriali, rafforzano l'idea di un approccio puramente artistico e distaccato dal soggetto, comparabile nei ritratti e nelle nature morte.
Tuttavia, i contadini e i lavoratori raffigurati da Cézanne rientrano nella categoria degli umili, soggetto prediletto dei pittori realisti durante tutto l'Ottocento, e testimoniano l'attaccamento viscerale di Cézanne alla sua terra, la Provenza.
Essi incarnano forse un mestiere manuale che richiama il carattere artigianale della pittura rivendicato da Cézanne? Oppure è l'artista che si proietta in queste figure alla fine della sua vita?