Una vecchia donna appollaiata su una scopa, vestita di una grande mantella che svolazza al vento, dotata di un gufo e di un grimorio dalle pagine ricoperte di simboli misteriosi: Émile Hébert ha riunito in questa opera tutti gli attributi della tradizionale strega delle fiabe e delle leggende.
L’artista ha però introdotto un elemento originale, raro in scultura: i paesaggi che sorvola la strega, rappresentati sulla superficie tondeggiante della base che può evocare una porzione di globo. Si scorge un paesino di stile germanico sulla parte frontale e due scene secondarie, meno facilmente identificabili sui lati – forse un accampamento di tende su uno sfondo di montagne, e forme geometriche che ricordano le piramidi d'Egitto viste dal cielo.
Dopo essere andato a bottega da suo padre e dallo scultore romantico Jean-Jacques Feuchère, Hébert conosce una carriera onorevole, ma nessun ruolo di primo piano. Per quanto riguarda la critica, il suo più grande successo è indubbiamente il commento che Baudelaire dedica, durante il Salon del 1859, al gruppo scultoreo Et Toujours ! Et Jamais ! [Sempre e Mai], raffigurante una giovane donna nuda abbracciata da un cadavere che la tira verso la tomba aperta sotto di loro.
La sorcière, vers 1865
Musée d'Orsay
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
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Hébert è anche autore di un Mefistofele (gesso presentato al Salon del 1853) ispirato al primo Faust di Goethe (1808), divulgato in Francia negli anni 1820 grazie a diverse traduzioni, adattamenti e pubblicazioni illustrate. È probabile che l'iconografia della Strega trovi anch'essa ispirazione nel Faust, e in particolare nella famosa scena della notte di Valpurga, quando il dottore vede le streghe radunarsi sul monte Brocken per celebrare il sabba.
Questa vena fantastica e neoromantica è solo un aspetto dell'ispirazione molto eclettica di Émile Hébert: sebbene poco esposto al Salon, questo scultore dal talento duttile, capace di adattarsi a stili anche molto diversi tra loro, ha prodotto moltissimo per il fiorente mercato editoriale della seconda metà del XIX secolo.
La nostra Strega ne offre una bella testimonianza, con la sua composizione complessa e i suoi finissimi dettagli, resi molto bene in questa versione in terracotta di ottima fattura.