Angélique et Roger montés sur l'hippogriffe
Antoine-Louis Barye
(1795 -
1875)
Artwork not currently exhibited in the museum
Tra gli scultori del XIX secolo, Barye è indubbiamente uno di quelli ai quali si devono i più bei modelli di bronzi ornamentali. Le sue doti di decoratore si manifestano soprattutto negli imponenti trittici da camino che l'artista realizza tra il 1844 e il 1858.
Su richiesta del duca di Montpensier, figlio minore del re Luigi-Filippo, Barye avrebbe composto verso il 1844, un primo trittico ispirato ad un tema letterario molto in voga all'epoca, tratto dall'Orlando Furioso dell'Ariosto. Barye rappresenta "la bella regina di Cathai, la capricciosa Angelica, l'algida amante di Orlando che Ruggero ha appena sottratto alla morte mentre, stretta tra le braccia del cavaliere innamorato, è in procinto di solcare i cieli a cavallo di un ippogrifo".
Dopo oltre dieci anni, Barye riprende la stessa disposizione per questo trittico. L'introduzione audace dello smalto champlevé, dell'oro opaco e brunito, dell'argento patinato conferisce a questo insieme un carattere eccezionale. Esso è molto diverso dalla consueta produzione dei bronzi a patine scure tanto amati da Barye.
La disposizione e la cottura degli smalti hanno richiesto una vera e propria collaborazione artistica: l'intervento di Charles Cordier scultore (1827-1905) è appurato. Di fatto, lo smalto risalta vistosamente sull'armatura di Ruggero, sulla criniera, le ali e la coda dell'ippogrifo, sulle squame dell'orca.
Questo trittico eccezionale testimonia l'incontestabile successo del connubio, tanto ricercato alla metà del XIX secolo, tra Arte ed Industria. La straordinaria collaborazione artistica annuncia le serie di oggetti decorativi che le grandi ditte industriali, come Barbedienne o Christofle, sviluppano negli anni 1860-1870, sancendo così l'importanza della policromia nella lavorazione artistica del bronzo.
Per accompagnare questo trittico, Barye realizza altresì un paio di candelabri che riuniscono le Tre Grazie abbracciate, le chimere e le dee Giunone, Minerva e Venere.
Su richiesta del duca di Montpensier, figlio minore del re Luigi-Filippo, Barye avrebbe composto verso il 1844, un primo trittico ispirato ad un tema letterario molto in voga all'epoca, tratto dall'Orlando Furioso dell'Ariosto. Barye rappresenta "la bella regina di Cathai, la capricciosa Angelica, l'algida amante di Orlando che Ruggero ha appena sottratto alla morte mentre, stretta tra le braccia del cavaliere innamorato, è in procinto di solcare i cieli a cavallo di un ippogrifo".
Dopo oltre dieci anni, Barye riprende la stessa disposizione per questo trittico. L'introduzione audace dello smalto champlevé, dell'oro opaco e brunito, dell'argento patinato conferisce a questo insieme un carattere eccezionale. Esso è molto diverso dalla consueta produzione dei bronzi a patine scure tanto amati da Barye.
La disposizione e la cottura degli smalti hanno richiesto una vera e propria collaborazione artistica: l'intervento di Charles Cordier scultore (1827-1905) è appurato. Di fatto, lo smalto risalta vistosamente sull'armatura di Ruggero, sulla criniera, le ali e la coda dell'ippogrifo, sulle squame dell'orca.
Questo trittico eccezionale testimonia l'incontestabile successo del connubio, tanto ricercato alla metà del XIX secolo, tra Arte ed Industria. La straordinaria collaborazione artistica annuncia le serie di oggetti decorativi che le grandi ditte industriali, come Barbedienne o Christofle, sviluppano negli anni 1860-1870, sancendo così l'importanza della policromia nella lavorazione artistica del bronzo.
Per accompagnare questo trittico, Barye realizza altresì un paio di candelabri che riuniscono le Tre Grazie abbracciate, le chimere e le dee Giunone, Minerva e Venere.