Chiffonnier

Jean Dampt
Chiffonnier
vers 1895
chêne sculpté, teinté, ciré, noyer et peuplier, fer forgé, métal ciselé
H. 77,7 ; L. 47,6 ; P. 35,0 cm.
Achat, 2000
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Jean Dampt (1854 - 1945)
Niveau médian, Salle 65

Questo mobile potrebbe benissimo essere uno dei primi lavori, se non addirittura quello d'esordio, che Jean Dampt, scultore di formazione, realizza nel campo dell'arredamento. Dedicandosi alla falegnameria, Dampt si colloca sulla stessa scia di altri due scultori che sono anche suoi amici: François-Rupert Carabin (1862-1932) e Alexandre Charpentier (1856-1909).
Questo mobile è caratterizzato da una lavorazione semplice condotta a partire dall'assemblaggio dei pannelli di quercia e dalla sovrapposizione dei cassetti. Il carattere pratico del pezzo è accentuato dall'installazione di rotelle che ne facilitano lo spostamento. Gli unici elementi decorativi del mobile sono le maniglie di ferro battuto e il fregio scolpito. L'aspetto interessante dell'oggetto, tuttavia, è costituito dal fatto che esso sembra essere uscito direttamente dal celebre Dictionnaire raisonné du mobilier français di Eugène Viollet-le-Duc (1814-1879), un'opera che Dampt, esperto conoscitore del patrimonio medievale della Borgogna, sua terra natale, non può di certo ignorare.
Il mobile colpisce indubbiamente per il suo carattere neogotico e per l'onnipresente disegno di pergamene piegate, in voga sugli arredi civili e religiosi del XV secolo. Tale disegno è qui riprodotto in modo sommario sulla superficie dei cassetti e, con maggiore ricercatezza, con un rilievo appena accennato, sui pannelli laterali che, in base ad un esame molto accurato, risultano più antichi rispetto agli altri elementi. Possiamo quindi supporre che Dampt si sia divertito ad inserire pezzi provenienti da qualche porta o da qualche armadio risalenti al periodo gotico.
I topi scolpiti che fungono da maniglie per i cassetti rappresentano l'elemento più spiritoso dell'insieme. Il carattere naturale di tutti i movimenti e di tutte le attività di queste bestioline - curiosità, spavento, il rosicchiare, il lavarsi, il dormire – può a sua volta evocare il bestiario medievale. Non bisogna tuttavia trascurare l'impatto dell'arte giapponese che ha moltiplicato con una libertà sorprendente le immagini di questi piccoli roditori

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