Divina Tragedia
Paul Chenavard
(1807 -
1895)
Rez-de-chaussée,
Salle 24
All'indomani della Rivoluzione del 1848, Charles Blanc, a capo del dipartimento delle Belle-arti, commissiona a Paul Chenavard una decorazione per il Pantheon di Parigi che il nuovo governo desidera innalzare a "tempio dell'umanità". L'artista progetta soprattutto un mosaico che offra una "sintesi imparziale di tutte le tradizioni religiose".
Nel dicembre del 1851, tuttavia, Luigi-Napoleone Bonaparte riserva il Pantheon al culto cattolico e il progetto affidato a Chenavard è così abbandonato. L'artista, però, per il Salon del 1869, riprende l'idea di illustrare la storia delle religioni con la Divina Tragedia, un'opera che fa da contrappunto alla Divina Commedia di Dante Alighieri. Nel libretto del Salon questa pittura è accompagnata da una lunga didascalia il cui incipit recita "Al volgere delle antiche religioni e con l'ascesa al cielo della Trinità Cristiana, la Morte, con l'aiuto dell'Angelo della Giustizia e dello Spirito Santo, colpisce le divinità che devono soccombere".
Il quadro si scontra, tuttavia, con l'incomprensione della critica e del pubblico. Viene giudicato troppo complesso, soffocato dai richiami e dalle idee che il pittore desidera esprimere. Nella sua Arte filosofica, Baudelaire esprime in maniera particolarmente virulenta la reazione di rigetto che l'arte di Chenavard può produrre: "il pensiero di Chenavard è confuso, oscuro [...]. Nella sua testa ogni cosa è avvolta in una cortina di nebbia. Chenavard non è un pittore poiché mostra disprezzo per ciò che noi intendiamo per pittura". In sostanza, Baudelaire condanna una pittura "che pretende di sostituire i libri [...] per insegnare la storia, la morale, la filosofia".
La Divina Tragedia, pur essendo stata acquistata dallo Stato per il museo del Luxembourg, viene qui esposta per un breve periodo di tempo ed è riscoperta, a distanza di anni, in occasione della mostra intitolata Il museo del Luxemboug nel 1874... svoltasi nel 1974.
Nel dicembre del 1851, tuttavia, Luigi-Napoleone Bonaparte riserva il Pantheon al culto cattolico e il progetto affidato a Chenavard è così abbandonato. L'artista, però, per il Salon del 1869, riprende l'idea di illustrare la storia delle religioni con la Divina Tragedia, un'opera che fa da contrappunto alla Divina Commedia di Dante Alighieri. Nel libretto del Salon questa pittura è accompagnata da una lunga didascalia il cui incipit recita "Al volgere delle antiche religioni e con l'ascesa al cielo della Trinità Cristiana, la Morte, con l'aiuto dell'Angelo della Giustizia e dello Spirito Santo, colpisce le divinità che devono soccombere".
Il quadro si scontra, tuttavia, con l'incomprensione della critica e del pubblico. Viene giudicato troppo complesso, soffocato dai richiami e dalle idee che il pittore desidera esprimere. Nella sua Arte filosofica, Baudelaire esprime in maniera particolarmente virulenta la reazione di rigetto che l'arte di Chenavard può produrre: "il pensiero di Chenavard è confuso, oscuro [...]. Nella sua testa ogni cosa è avvolta in una cortina di nebbia. Chenavard non è un pittore poiché mostra disprezzo per ciò che noi intendiamo per pittura". In sostanza, Baudelaire condanna una pittura "che pretende di sostituire i libri [...] per insegnare la storia, la morale, la filosofia".
La Divina Tragedia, pur essendo stata acquistata dallo Stato per il museo del Luxembourg, viene qui esposta per un breve periodo di tempo ed è riscoperta, a distanza di anni, in occasione della mostra intitolata Il museo del Luxemboug nel 1874... svoltasi nel 1974.