Frédéric Bazille

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Auguste Renoir
Frédéric Bazille
1867
huile sur toile
H. 105,0 ; L. 73,5 cm.
Legs Marc Bazille, 1924
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Auguste Renoir
Frédéric Bazille
1867
huile sur toile
H. 105,0 ; L. 73,5 cm.
Legs Marc Bazille, 1924
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Auguste Renoir
Frédéric Bazille
1867
huile sur toile
H. 105,0 ; L. 73,5 cm.
Legs Marc Bazille, 1924
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
Auguste Renoir
Frédéric Bazille
1867
huile sur toile
H. 105,0 ; L. 73,5 cm.
Legs Marc Bazille, 1924
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
Auguste Renoir (1841 - 1919)
Artwork not currently exhibited in the museum

Al di là di un semplice ritratto, questa tela cela in realtà la presenza congiunta di cinque tra le maggiori figure all'origine dell' impressionismo: Frédéric Bazille (1841-1870), Alfred Sisley (1839-1899), Claude Monet (1840-1926) e Renoir, così come il loro grande predecessore, Edouard Manet (1832-1883).
Il luogo d'incontro è la bottega di rue Visconti a Parigi, che Bazille, il più ricco dei suoi colleghi, divide volentieri con loro. Sisley e Bazille, un giorno del 1867, si ritrovano di fronte ad una natura morta che riunisce sopra un tavolo un airone e due o tre passeracei posti su un pezzo di stoffa bianco – questi due quadri si trovano attualmente al museo Fabre di Montpellier -. Mentre i suoi amici lavorano, Renoir raffigura Bazille all'opera. Desideroso di rendere omaggio anche a Monet, l'artista raffigura alla parete un paesaggio innevato, con ogni probabilità la strada della fattoria Saint Siméon (collezione privata.). Monet, dal canto suo, replica subito a questa citazione, con un ritratto di Renoir conservato presso il museo d'Orsay. Poco dopo, Manet, che non figura nella tela, lega comunque il suo nome al destino di questo quadro di Renoir acquistando l'opera stessa.
Il profilo di Bazille spicca su un assemblaggio di tele, viste in posizione frontale e di schiena e che ricopre la parete della bottega. Nello stesso periodo, soprattutto nel suo ritratto di Emile Zola (1868, museo d'Orsay), anche Manet ricorre alla giustapposizione di elementi raffigurati in alcuni sfondi. Gli stessi colori dominanti, il grigio e il beige, evocano Manet. Tali colori, inoltre, mettono in rilievo le rare pennellate di un altro colore che l'artista ha disseminato sulla sua tela: il lacciolino rosso delle espadrille, che rivelano il carattere intimo del luogo, la punta di colore chiaro posta accanto al bordo della tavolozza, o l'incarnato roseo del viso che l'ombra sembra invadere.

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