Georges Clemenceau

Edouard Manet
Georges Clemenceau
entre 1879 et 1880
huile sur toile
H. 94,0 ; L. 73,8 cm.
Don M. Louisine Hawemeyer, 1927
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Adrien Didierjean
Edouard Manet (1832 - 1883)
Artwork not currently exhibited in the museum
"Il mio ritratto eseguito da Manet? Davvero brutto, non lo possiedo, il che non mi addolora. Si trova al Louvre e io mi domando per quale motivo". Al termine della sua vita, Clémenceau esprime un giudizio lapidario su questa tela. Tuttavia, di tutte le immagini conosciute di Clemenceau, sono molto poche quelle in cui il modello si mostra così possente e sicuro di sé.
Non potendo per tutta una serie di difficoltà far posare direttamente lo stesso Clémenceau, è probabile che Manet abbia utilizzato una fotografia, senza dubbio quella scattata da Wilhem Benque nel 1876 che mostra l'uomo politico in piedi con le mani incrociate come nel ritratto dipinto. Il pittore, forse, si è anche servito di una fotografia di piccolo formato raffigurante la testa di Clemenceau contenuta nell'album della famiglia Manet conservato presso la Biblioteca nazionale di Francia.
Il pittore trasferisce sulla tela le qualità allusive del suo disegno a penna o a pennello dello stesso periodo. Con pochi tratti e contorni in stile giapponesizzante, l'artista riesce ad esprimere tutta l'energia la determinazione, l'asprezza e anche lo spirito umoristico che caratterizzano la personalità di Clemenceau.
In virtù della sua concisione e della sua totale assenza di sfondo, questo ritratto è, con una ventina di anni di anticipo sui tempi, uno dei primi significativi ritratti del XX secolo. A detta di alcuni critici, la potenza pittorica è stata in grado di cancellare la verità della raffigurazione. "Affinché Manet sia in grado di dipingere il ritratto di Clemenceau, bisogna che egli stesso sia arreso all'idea di essere proprio lui il soggetto dell'opera, e non Clémenceau" scrive Malraux nel 1957. Oggigiorno, però, questo ritratto appare ai nostri occhi non solo come il trionfo di una modernità pittorica, ma anche di una grande verità psicologica. In virtù di quest'equilibrio che caratterizza i grandi ritratti, la presenza di Manet non annulla assolutamente quella di Clemenceau.
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