La Moisson
Félix Duban
(1797 -
1870)
Questa scena che raffigura un momento della vita quotidiana in un antico villaggio ricostruito è una di quelle Composizioni che svelano il temperamento fantasioso e ricco di inventiva che contraddistingue Félix Duban. In quest'opera, l' architetto mette in luce tutte le sue qualità di disegnatore e il suo senso del colore. Duban, che all'inizio degli anni venti del XIX secolo aveva soggiornato a Villa Medici come borsista, era stato uni dei primi a riprodurre la policromia dell'architettura antica nei suoi rilievi e nelle sue ricostituzioni.
Duban dipinge con ricercatezza le attività dei contadini al tempo dei Romani, mescolando riti sacri e lavori agricoli. Il tempietto soprelevato, la cui decorazione interna raffigura un contadino che tiene i manici di un aratro, è dedicato a Cerere, divinità romana della fertilità, dell'agricoltura e dei raccolti. Davanti all'ingresso, sopra un piedistallo, c'è un'offerta di fasci di grano.
Ogni elemento del disegno rappresenta una celebrazione dei doni della natura. Sullo sfondo dell'opera, l'artista ha ritratto un acquedotto e alcune montagne, in primo piano, invece, un fiotto d'acqua limpida sgorga abbondantemente dalle fauci di un leone posto a decorazione di una fontana. Sulla destra, una statua dal volto sorridente e con in testa una corona di alloro contiene frutti e ortaggi prodotti dalla terra in grande quantità. In secondo piano, molti covoni di fieno evocano l'abbondanza.
Duban ha curato con attenzione la raffigurazione dei dettagli: il carretto è decorato con ghirlande e nastri, le teste dei buoi sono ornate di foglie, sul timone dell'attacco c'è una piccola scultura rudimentale raffigurante sicuramente la dea Cerere con il suo falcetto, la parte posteriore dell'aratro è abbellita con una testa stilizzata di ariete. Tutti questi elementi conferiscono al disegno l'aspetto di una scena raffigurata dal vero, rendendo l'immagine la perfetta illustrazione del poema di Esiodo Le Opere e i Giorni.
Duban dipinge con ricercatezza le attività dei contadini al tempo dei Romani, mescolando riti sacri e lavori agricoli. Il tempietto soprelevato, la cui decorazione interna raffigura un contadino che tiene i manici di un aratro, è dedicato a Cerere, divinità romana della fertilità, dell'agricoltura e dei raccolti. Davanti all'ingresso, sopra un piedistallo, c'è un'offerta di fasci di grano.
Ogni elemento del disegno rappresenta una celebrazione dei doni della natura. Sullo sfondo dell'opera, l'artista ha ritratto un acquedotto e alcune montagne, in primo piano, invece, un fiotto d'acqua limpida sgorga abbondantemente dalle fauci di un leone posto a decorazione di una fontana. Sulla destra, una statua dal volto sorridente e con in testa una corona di alloro contiene frutti e ortaggi prodotti dalla terra in grande quantità. In secondo piano, molti covoni di fieno evocano l'abbondanza.
Duban ha curato con attenzione la raffigurazione dei dettagli: il carretto è decorato con ghirlande e nastri, le teste dei buoi sono ornate di foglie, sul timone dell'attacco c'è una piccola scultura rudimentale raffigurante sicuramente la dea Cerere con il suo falcetto, la parte posteriore dell'aratro è abbellita con una testa stilizzata di ariete. Tutti questi elementi conferiscono al disegno l'aspetto di una scena raffigurata dal vero, rendendo l'immagine la perfetta illustrazione del poema di Esiodo Le Opere e i Giorni.
Artwork not currently exhibited in the museum