La Roue de la Fortune
"La mia ruota della Fortuna è un'immagine vera; essa ci viene a cercare quando giunge il nostro momento, poi ci schiaccia", scrive Burne-Jones in un commento struggente e disincantato. L'opera illustra in modo esemplare l'interesse che l' artista nutre per i miti classici e per le leggende medievali, in cui confluiscono una sfuggente sensualità e un sentimento di inquietudine e che rendono il suo simbolismo uno dei più aspri. Questa opera raffigurante la Fortuna è una delle sue composizioni più intense. La ruota occupa il corpo della tela in tutta la sua lunghezza, dall'alto in basso, in un movimento inesorabile di salita e di discesa, mentre la gigantesca ed implacabile dea fa da "pendant" alle figure degli indifesi mortali: uno schiavo, un re ed un poeta.
Lo spazio della tela è interamente occupato dai corpi e dalla ruota, la tavolozza dei colori spazia dai grigi-acciaio ai toni del bruno, accentuando l'atmosfera soffocante e l'impressione di una sorte avversa e senza scampo. Il personaggio femminile è raffigurato avvolto in una toga austera la cui plissettatura botticelliana è realizzata con un disegno di pregevole fattura; i nudi si ispirano alle figure realizzate da Michelangelo per la Cappella Sistina.
Il quadro fu esposto a Londra nel 1883 e fu subito considerato come un'opera capitale del movimento Preraffaellita.