Le Repas
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Paul Gauguin
Le Repas
1891
huile sur papier marouflé sur toile
H. 72,5 ; L. 91,5 cm.
Donation sous réserve d'usufruit M. et Mme André Meyer, 1954
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais
/ Patrice Schmidt
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Paul Gauguin
Le Repas
1891
huile sur papier marouflé sur toile
H. 72,5 ; L. 91,5 cm.
Donation sous réserve d'usufruit M. et Mme André Meyer, 1954
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay)
/ Hervé Lewandowski
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Paul Gauguin
Le Repas
1891
huile sur papier marouflé sur toile
H. 72,5 ; L. 91,5 cm.
Donation sous réserve d'usufruit M. et Mme André Meyer, 1954
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay)
/ Adrien Didierjean
Paul Gauguin
(1848 -
1903)
Gauguin dipinge Il Pasto nei primi mesi di permanenza a Tahiti. Nonostante l'artista desideri raffigurare la vita dell'isola, le sue prime tele sono alquanto studiate e poco autentiche. L'opera in questione non raffigura un vero e proprio pasto ma è una scena composta al momento che mette insieme due generi distinti: in primo piano, una natura morta che giustifica il titolo del quadro e, sullo sfondo, tre bambini in fila: due maschi ed una femmina.
La dimensione della natura morta è singolare. Il pasto a base di banane da cuocere, chiamate fei in tahitiano, occupa quasi un quarto della composizione raffigurante dei frutti molto grandi dal colore che tende al vermiglio e la cui ombra violetta viene proiettata sulla tovaglia. In evidenza anche la dimensione imponente del recipiente di legno scolpito contenente il latte di cocco ma che era tradizionalmente utilizzato per preparare il pesce. Per completare la sua composizione ed aggiungere macchie di colore, Gauguin vi inserisce una ciotola occidentale di maiolica, una zucca utilizzata per travasare i liquidi e vari tipi di frutta: una guaiava incominciata e alcuni aranci. Un coltello messo per obliquo indica la profondità dello spazio. La tovaglia bianca, con le sue pieghe messe bene in evidenza, costituisce anche una reminiscenza delle composizioni di Cézanne e di Manet.
Questa natura morta, sapientemente composta non corrisponde ad alcun pasto reale, tanto più che a Tahiti non c'è l'abitudine di consumare i pasti seduti a tavola. Gauguin ha sistemato questi elementi familiari con un puro intento decorativo ed esotico.
I bambini raffigurati dietro non sembrano prestare molta importanza a queste pietanze. I loro sguardi errano come se fossero in preda alla preoccupazione o in procinto di fare domande. La presenza nel cortile di un misterioso personaggio seduto in un cono di luce accentua il carattere inquietante dalla scena il cui significato ancora oggi ci sfugge.
La dimensione della natura morta è singolare. Il pasto a base di banane da cuocere, chiamate fei in tahitiano, occupa quasi un quarto della composizione raffigurante dei frutti molto grandi dal colore che tende al vermiglio e la cui ombra violetta viene proiettata sulla tovaglia. In evidenza anche la dimensione imponente del recipiente di legno scolpito contenente il latte di cocco ma che era tradizionalmente utilizzato per preparare il pesce. Per completare la sua composizione ed aggiungere macchie di colore, Gauguin vi inserisce una ciotola occidentale di maiolica, una zucca utilizzata per travasare i liquidi e vari tipi di frutta: una guaiava incominciata e alcuni aranci. Un coltello messo per obliquo indica la profondità dello spazio. La tovaglia bianca, con le sue pieghe messe bene in evidenza, costituisce anche una reminiscenza delle composizioni di Cézanne e di Manet.
Questa natura morta, sapientemente composta non corrisponde ad alcun pasto reale, tanto più che a Tahiti non c'è l'abitudine di consumare i pasti seduti a tavola. Gauguin ha sistemato questi elementi familiari con un puro intento decorativo ed esotico.
I bambini raffigurati dietro non sembrano prestare molta importanza a queste pietanze. I loro sguardi errano come se fossero in preda alla preoccupazione o in procinto di fare domande. La presenza nel cortile di un misterioso personaggio seduto in un cono di luce accentua il carattere inquietante dalla scena il cui significato ancora oggi ci sfugge.
Niveau supérieur,
Galerie Françoise Cachin