L'église de Gréville
Nel 1870-1871, Millet fa un provvidenziale ritorno nella sua regione natale dove si rifugia con la sua famiglia per sfuggire ai disordini e alle violenze della guerra franco-prussiana. Nel momento in cui attraversa la campagna, tutti i ricordi di infanzia e di gioventù affiorano alla mente dell'artista. La chiesetta di Gréville, dove si recava ogni domenica con i suoi genitori, è uno dei luoghi più significativi del suo passato.
Millet traccia dal vero un consistente numero di disegni e porta con sé questa tela a Barbizon. L'artista, tuttavia, non è pienamente soddisfatto del risultato, tanto da abbandonarsi, nel 1873, a questa confidenza con il pittore britannico Henry Wallis: "non sono riuscito a rendere appieno quella sensazione che, da bambino, aveva colpito la mia immaginazione, ma confido di riuscirci in futuro". Lungi dalle convenzioni classiche della pittura di paesaggio, forse è proprio anche questa visione risalente alla sua infanzia che Millet cerca di riprodurre dipingendo un paesaggio e un gregge di pecore così piccole rispetto alle dimensioni effettive dell'edificio.
La tela, esposta al museo del Luxembourg sin dal 1875, suscita la curiosità degli artisti della nuova generazione tra i quali Van Gogh. Del resto, un'opera di quest'ultimo, La Chiesa di Auvers-sur-Oise (museo d'Orsay) ricorda molto la tela di Millet. Cézanne, da parte sua, era in possesso di una fotografia raffigurante il dipinto di Millet.
Senza dubbio, la forza del quadro sta nell'evocazione melanconica di una specie d'età d'oro, che la modernità tende a cancellare. La chiesa di Gréville emana un sentimento confuso, la perennità di un monumento semplice, che è sopravvissuto a molte generazioni e la straziante malinconia che assale l'uomo posto a confronto con la caducità del suo destino. Il sole calante, il gran numero di uccelli che si innalzano in volo, la prospettiva impressionante, traboccante di spiritualità arricchiscono questa visione conferendole un'inverosimile assolutezza.