Olympia

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Edouard Manet
Olympia
1863
huile sur toile
H. 130,5 ; L. 191 cm; pds. 120 kg. avec cadre H. 177,5 ; L. 239 cm
Offert à l'Etat par souscription publique sur l'initiative de Claude Monet, 1890
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Edouard Manet
Olympia
1863
huile sur toile
H. 130,5 ; L. 191 cm; pds. 120 kg. avec cadre H. 177,5 ; L. 239 cm
Offert à l'Etat par souscription publique sur l'initiative de Claude Monet, 1890
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Edouard Manet (1832 - 1883)

Con Olympia, Manet reinventa il tema tradizionale del nudo femminile per mezzo di una pittura schietta e scevra da compromessi. Il soggetto così come il linguaggio pittorico spiegano lo scandalo che l'opera suscitò al Salon del 1865. Benché Manet accresca il numero dei riferimenti formali ed iconografici: la Venere di Urbino di Tiziano, la Maja desnuda di Goya e il tema, trattato soprattutto da Ingres, dall'odalisca alla schiava nera, l'artista traduce prima di tutto dal punto di vista pittorico la freddezza ed il prosaicismo di un soggetto molto contemporaneo.
La Venere è diventata una prostituta che, con il suo sguardo, sfida lo spettatore. Di fronte a questa rimessa in causa del nudo idealizzato, fondamento della tradizione accademica, la violenza delle reazioni fu notevole. I critici vilipesero "questa odalisca dal ventre giallo" la cui modernità fu tuttavia difesa da alcuni contemporanei capitanati da Zola.

Rez-de-chaussée, Salle 14
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