Ratapoil
Tra il marzo del 1850 e il dicembre del 1851, Daumier pubblica su Le Charivari una trentina di litografie dove è raffigurato un personaggio che rappresenta un esempio di "losco agente, promotore instancabile della propaganda napoleonica". Daumier, repubblicano convinto si oppone ai violenti metodi di proselitismo adottati da alcuni agenti elettorali schierati in favore di Luigi-Napoleone Bonaparte. Il principe-presidente, eletto nel 1848 alla guida della Seconda Repubblica per un periodo di tempo limitato a quattro anni, organizza allora una campagna di opinione permanente in suo favore. Il pericolo della restaurazione del potere imperiale prende così forma.
Il 12 agosto, su Le Charivari, appare il soprannome di Ratapoil (letteralmente ratto scorticato). Dal 1875 in poi, tale nomignolo compare anche sul Grand Dictionnaire universel du XIXe siècle: "de rat, de à, et de poil. Familier. Partisan du militarisme, et particulièrement du césarisme napoléonien" ( "da ratto, da senza, e da pelo. Termine familiare: Sostenitore del militarismo e, in particolare del cesarismo napoleonico".)
Sappiamo con certezza che Daumier modella la sua statuetta nel marzo del 1851. I volumi sono esasperati, sbilanciati, fragili e forti al tempo stesso, il che conferisce all'opera una violenza sovversiva all'altezza della sfida politica.
Alla grandezza eccessiva del cambriglione, delle pieghe sgualcite dei pantaloni e della redingote, va ad aggiungersi, dulcis in fundo, l'espressione satanica del viso. Benché i lineamenti di Ratapoil non siano la caricatura esplicita del principe-presidente, i baffi in stile imperiale sono il simbolo subito riconoscibile del nemico.
Straordinariamente moderno, Ratapoil rompe con le categorie della scultura nel 1850 e tende già verso l'espressionismo. Con questa deleteria statuetta, Daumier stila un'analisi feroce e pessimista delle abiezioni politiche.