Intérieur d'appartement

Claude Monet
Intérieur d'appartement
1875
huile sur toile
H. 81,5 ; L. 60,0 cm.
Legs Gustave Caillebotte, 1896
© Musée d’Orsay, dist. GrandPalaisRmn / Patrice Schmidt
Claude Monet (1840 - 1926)
Niveau supérieur, Salle 31
Dal suo ritorno dall'Inghilterra, nel 1871, fino al 1878, Monet risiede ad Argenteuil, una località non distante da Parigi. Durante questo periodo, l'artista raffigura spesso nei suoi quadri sua moglie Camille, in compagnia di Jean, il loro primogenito nato nel 1867. Il bimbo appare qui, all'interno della seconda casa abitata da Monet ad Argenteuil mentre, sullo sfondo della composizione, immersa nella penombra, la donna che si intravede è sicuramente Camille.
Il primo piano è costituito da una decorazione simmetrica : tappezzerie a fantasie colorate, piante verdi, vasi di porcellana ornamentali che si trovano anche in altri quadri di Monet. Questa composizione produce lo stesso effetto del sipario che si apre scoprendo il palcoscenico. L'occhio dello spettatore è guidato verso il fondo della stanza, fino alla zona luminosa della finestra. Al centro stesso della tela, il susseguirsi di linee a spina di pesce rafforza l'aspetto simmetrico della visione d'insieme sottolineandone la prospettiva. Solo in un secondo momento, si notano Jean, in piedi e leggermente spostato sulla destra, il lampadario e il tavolo al centro ed infine, Camille seduta sulla sinistra.
La figura del bambino, che appare in controluce, si riflette sul pavimento di parquet illuminato dalla luce del giorno proveniente dalla finestra. In questa stanza, "era soprattutto studiato l'ingresso dell'aria e della luce", come ha messo in evidenza lo scrittore e critico d'arte Gustave Geffroy nel 1894.
Questa scena intima, silenziosa, immagine della quotidiana vita familiare ad Argenteuil, è riprodotta in uno spazio dalla tonalità azzurrina. Questa gamma cromatica evoca un'atmosfera pervasa dalla calma e dalla poesia che non può non ricordare il mondo dell'infanzia del piccolo Marcel Proust che lo scrittore descrive pagina dopo pagina nel romanzo Alla ricerca de tempo perduto (1913).
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