Un meeting



Un meeting esposto al Salon del 1884 riceve un'accoglienza molto positiva da parte di pubblico e stampa che ne parlano in termini entusiastici. Il successo riportato dall'opera, tuttavia, non soddisfa affatto la sua autrice furente per non aver ottenuto una medaglia. L'artista scrive nel suo Diario: "Sono indignata [...]. Alla fine, infatti, sono state premiate opere tutto sommato brutte" e ancora: "Per me non c'è più speranza. Sono un essere incompleto, umiliato, finito". Consapevole del suo talento, la Bashkirtseff denuncia ciò che ai suoi occhi è una vera e propria ingiustizia, ma esprime altresì un timore: quello di cadere nell'oblio. All'epoca MarieBashkirtseff, che ha soltanto venticinque anni, sa già che la tubercolosi non le lascerà scampo - l'artista muore, infatti, il 31 ottobre dello stesso anno -. "Essere ricordata come una grande artista", questa è una delle ossessioni della giovane donna che ha scelto di diventare pittrice in un'epoca in cui l'Accademia delle Belle-Arti è ancora frequentata in prevalenza da uomini.
In quest'opera, Marie Bashkirtseff si addentra nella vena naturalista di Bastien-Lepage (1848-1884), per il quale nutre ammirazione ma, come il loro contemporaneo Fernand Pelez (1848-1913), trasferisce in un ambito cittadino i temi affrontati dal suo mentore. In quest'opera che assomiglia a una scena di genere, l'autrice non trascura alcun dettaglio. Sei ragazzini, le cui espressioni e i cui gesti sono colti con acuità, osservano in cerchio un oggetto, non visibile dallo spettatore, e che sicuramente costituisce il motivo del loro incontro. Gli abiti lisi che i protagonisti indossano, indicano la loro estrazione popolare – impressione del resto rafforzata dalla staccionata di legno, dai graffiti e dai manifesti strappati -. Dai grembiuli si capisce che si tratta di scolari; siamo agli inizi degli anni ottanta del XIX secolo e le leggi Ferry hanno reso in Francia l'insegnamento laico, gratuito, e obbligatorio.
Nella sua opera, l'artista non introduce alcuna dimensione sociale. Aristocratica di origine russa, la Bashkirtseff rivolge su questi ragazzi uno sguardo distaccato e si limita a ripetere uno stereotipo condiviso dalla borghesia.
Non ci resta allora che interrogarci sul titolo del quadro e sulla presenza, a destra della tela, di una ragazzina che si allontana. Impegnata nelle lotte femministe del suo tempo, Marie Bashkirtseff denuncia, forse, una società misogina: la discussione è tra maschi e la donna ne resta esclusa.