Vision
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Alphonse Osbert
Vision
1892
huile sur toile
H. 235,0 ; L. 138,0 cm.
Donation sous réserve d'usufruit Yolande Osbert, 1977
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay)
/ Stéphane Maréchalle
Alphonse Osbert
(1857 -
1939)
Niveau médian,
Salle 59
Questo quadro è stato presentato al Salon de la Société nationale des beaux-arts del 1892, prima di essere esposto l'anno dopo al secondo Salon de la Rose-Croix, che riuniva il fior fiore degli artisti simbolisti. Una ulteriore presentazione dell'opera, nel 1899, ci fornisce altre informazioni sul soggetto della tela: una visione di Santa Genoveffa, patrona di Parigi.
Come un numero significativo di pitture di Osbert, questa opera contemplativa e mistica è trattata facendo ricorso ad una gamma di blu, senza alcuna volontà realista e senza il desiderio di illustrare il ruolo che la santa rivestì nella difesa di Parigi ai tempi delle invasioni degli Unni, alla metà del quinto secolo. Questo quadro che si distingue pertanto dalle tradizionali pitture a sfondo storico e di carattere religioso e che fu ampiamente commentato dai giornalisti e dai cultori che lo videro esposto, venne ritenuto più che altro come l'illustrazione di uno stato d'animo. Da allora, l'opera è stata messa in relazione con le ricerche neurologiche, in particolar modo con quelle condotte da Jean-Martin Charcot. Si è propensi a credere che Osbert si sia ispirato per lo stato estatico del soggetto raffigurato, per la rigidità della sua posizione e per il suo sguardo fisso al cielo, agli studi sull'isteria che venivano condotti in quel momento presso la clinica psichiatrica La Salpétrière di Parigi, e i cui risultati corredati da fotografie, erano largamente diffusi dalla stampa contemporanea.
Come un numero significativo di pitture di Osbert, questa opera contemplativa e mistica è trattata facendo ricorso ad una gamma di blu, senza alcuna volontà realista e senza il desiderio di illustrare il ruolo che la santa rivestì nella difesa di Parigi ai tempi delle invasioni degli Unni, alla metà del quinto secolo. Questo quadro che si distingue pertanto dalle tradizionali pitture a sfondo storico e di carattere religioso e che fu ampiamente commentato dai giornalisti e dai cultori che lo videro esposto, venne ritenuto più che altro come l'illustrazione di uno stato d'animo. Da allora, l'opera è stata messa in relazione con le ricerche neurologiche, in particolar modo con quelle condotte da Jean-Martin Charcot. Si è propensi a credere che Osbert si sia ispirato per lo stato estatico del soggetto raffigurato, per la rigidità della sua posizione e per il suo sguardo fisso al cielo, agli studi sull'isteria che venivano condotti in quel momento presso la clinica psichiatrica La Salpétrière di Parigi, e i cui risultati corredati da fotografie, erano largamente diffusi dalla stampa contemporanea.