Architettura

Max Berthelin
Palais de l'industrie, coupe transversale, en 1854
Musée d'Orsay
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
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L’architettura va in mostra

Quando si decise di creare, nella stazione di Orsay, un museo dedicato alle diverse espressioni artistiche nate tra il 1848 e il 1914, l'architettura vi trovò posto in modo del tutto naturale, come fosse stata da sempre oggetto del museo e come se esporla non sollevasse alcuna difficoltà, mentre era ed è a tutt’oggi molto poco rappresentata nei musei esistenti.

 

L'originalità del Museo d’Orsay consiste appunto nell’inserimento di una sezione architettonica in un percorso che espone altre forme artistiche, la cui lettura è ben diversa. Si è quindi cercato di lavorare individuando i parallelismi, le corrispondenze e le interazioni, stilando un programma che tenesse conto di tutte le diversità ma anche di tutte le somiglianze di un periodo straordinario.

 

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© photo musée d'Orsay, A.Point, JPhG / DR

 

Il museo stesso, emanazione dell’estetica e delle tecniche del XIX secolo, si presta a evocare tanto i lavori richiesti dalle condizioni della vita moderna, quanto la diversità dei materiali utilizzati e l’apporto dell’industria nell’elaborazione dei nuovi programmi.

 

Al suo interno, l'architettura dispone di aree espositive permanenti. Essendo impossibile illustrare le grandi trasformazioni attuate da Napoleone III e dal prefetto Haussmann, le quali hanno conferito a Parigi il volto di una capitale moderna, si è scelto di privilegiare uno degli edifici emblematici del Secondo Impero, ultimato sotto la Terza Repubblica: il nuovo teatro dell’Opera di Parigi, costruito da Charles Garnier tra il 1863 e il 1875. Un edificio a cui ha lavorato un’intera generazione di artisti, pittori, scultori, decoratori e ornamentisti, nonché un modello che influenzerà a lungo l’architettura occidentale.

 

Situata in fondo alla grande navata centrale del museo e allestita da Richard Peduzzi, la sala dell’Opera si propone di presentare tutti i volti del monumento, urbanistico, architettonico e decorativo, mediante una sezione longitudinale in gesso policromo, che mostra l’edificio quale era alla sua inaugurazione il 5 gennaio 1875, e un plastico su scala 1:100 del quartiere dell’Opera, fermo all’anno 1914.

 

Numerose opere conservate al museo permettono di evocare il nuovo teatro dell’Opera: dei bozzetti di Carpeaux realizzati per la Danse e il gruppo scultoreo originale in pietra, plastici di sculture e di elementi decorativi depositati dall’agenzia di architettura dell’Opera, un bozzetto del soffitto della sala realizzato da J.E. Lenepveu, un plastico del palcoscenico realizzato per l’Esposizione universale del 1900.

 

Opera di Parigi, plastico della sezione longitudinale, Garnier, Charles|Peduzzi, Richard
Charles Garnier, Gianni Gianese, Richard Peduzzi
Opéra de Paris, maquette de la coupe longitudinale, entre 1984 et 1986
Musée d'Orsay
Don, 1989
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Franck Raux
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La collezione di disegni di architettura e di arte decorativa

La diversità delle tecniche, dei materiali e degli edifici nonché il legame con le arti decorative si ritrovano nella collezione di disegni di architettura. Composta da circa diciottomila pezzi, essa si è costituita attorno alle prestigiose acquisizioni del Gabinetto di disegni del Museo del Louvre (oggi Dipartimento di arti grafiche), che li ha consegnati al Museo d’Orsay. Si trattava di una settantina di disegni firmati da alcuni dei più grandi nomi del XIX secolo, come Victor Baltard, Félix Duban, Charles Garnier, Henri Labrouste, Jean-Baptiste Lassus, Hector Lefuel, Léon Vaudoyer, Eugène-Emmanuel Viollet-le-Duc.

 

Sono fogli di grande bellezza, talvolta pittoreschi, che non sempre riflettono l’attività di questi artisti. Difatti il Louvre non sembrava il luogo più idoneo ad accogliere una collezione di architettura, e rare furono le famiglie di architetti che donarono uno o due disegni, spesso più ''paesaggistici'' che edilizi, probabilmente per restare in sintonia con lo spirito del luogo.

 

Tuttavia, nell’ultimo decennio del XIX secolo, l’idea di costituire una "galleria di disegni di architettura" si fa strada, anticipata dalla conservazione dei dipinti e dei disegni. Alcune donazioni vanno ad alimentare questo proposito (donazione di Madame Lambert Lassus, donazione Henri Lefuel, donazione Ginain, donazione Arnould-Baltard); un decreto ministeriale attribuisce al Louvre "dodici disegni di Viollet-le-Duc appartenenti alla collezione del Museo di scultura comparata del Trocadéro" e altri provenienti dal ministero delle Opere pubbliche. Questa galleria permanente non vide mai la luce, e la donazione di plastici o di rilievi architettonici, come quello della cattedrale di Marsiglia proposta da Alfred Vaudoyer in memoria di suo padre Léon, fu rifiutata con orrore!

 

Veduta interna della Sainte-Chapelle, Duban, Félix
Félix Duban
Vue intérieure de la Sainte-Chapelle, en 1847
Musée d'Orsay
Don de M. Tropey en souvenir de son beau-père M. Bailly, 1893
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / René-Gabriel Ojéda
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Sin dalla sua creazione, il Museo d'Orsay persegue questa politica di acquisizioni belle e isolate, ma ha voluto darsi la possibilità di accogliere anche dei fondi completi, comprensivi degli schizzi, dei bozzetti, delle stampe, degli appunti, delle corrispondenze e a volte dei plastici che portano al progetto finale e permettono di seguirne l’evoluzione. Il lungo purgatorio in cui era precipitata l’architettura del XIX secolo ha giovato al museo: difatti, numerosi discendenti di quegli artisti disprezzati hanno generosamente donato corpus interi o parziali e a volte persino un ultimo disegno...

 

È quanto è avvenuto per i seguenti fondi: Eiffel (offerto nel 1981 dalla famiglia Granet), Victor Ruprich-Robert (donato dai suoi discendenti nel 1981), Varcollier (donato da Laure e Marguerite Varcollier nel 1980), Maurice Boille (offerto nel 1982 dai figli Jacques e Pierre), il fondo della Monduit (donato da G. Pasquier-Monduit nel 1983), che illustra il desiderio di un’azienda produttrice di ghise artistiche di associarsi ad architetti e scultori eminenti, di unire arte e industria, e infine il fondo Marcel Guilleminault, direttore dell’atelier parigino di Van de Velde, offerto da Simone Guilleminault nel 1982.

 

Due modelli di abbaini in piombo, Castello di Lude, Monduit (Maison)|Monduit, Philippe
Monduit (Maison), Philippe Monduit
Deux modèles de lucarnes, château du Lude, entre 1880 et 1910
Musée d'Orsay
Don de Mme Gabrielle Pasquier-Monduit, 1984
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / René-Gabriel Ojéda
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Il fondo Eiffel, una delle gemme della collezione, illustra bene la diversità dei materiali legati all’architettura e alle opere di ingegneria civile. Esso comprende dipinti, sculture, fotografie, disegni, incisioni, manoscritti, libri, oggetti, film, cilindri, che solo un’istituzione come il Museo d’Orsay può raccogliere e conservare nella sua interezza.

 

Il nuovo teatro dell’Opera, veduta prospettica, Crépinet, Alphonse|Botrel, Alphonse
Alphonse Crépinet, Alphonse Botrel
Nouvel Opéra, vue et perspective. Projet pour le concours ouvert en 1860 pour le Nouvel Opéra de Paris, en 1861
Musée d'Orsay
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
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Una politica di acquisizioni più occasionale ha permesso di far entrare al museo rimarchevoli disegni di artisti francesi e stranieri: il Palazzo dell’industria di Berthelin (1979), il Nuovo teatro dell’Opera di Crépinet (1983), il Monumento alla gloria della Rivoluzione francese di Lheureux (1981), il progetto di Niedecken, architetto collaboratore di Franck Llyod Wright, per la casa Irving (1985), ma anche interi fascicoli di grande interesse come quello di Gosset per la Basilica Sainte-Clotilde di Reims e il Teatro di Reims (1985) o i progetti di Alfred Vaudoyer per la rue des Nations dell’Esposizione universale del 1878 (1986).

I programmi architettonici

Grazie alle donazioni e alle acquisizioni, le collezioni di architettura continuano ad arricchirsi sin dall’apertura del museo nel 1986, permettendo di evocare la diversità della carriera degli architetti del XIX secolo. Rilievi e restituzioni grafiche di monumenti antichi, a volte legati ai lavori dei borsisti di Villa Medici (l’Accademia di Francia a Roma), sono anch’essi preziose testimonianze dei grandi scavi archeologici condotti dagli architetti dei Monumenti storici.

 

 

Albert Ballu si distingue in Algeria, a Tebessa e Timgad e i suoi grandi e splendidi acquerelli sono entrati al museo nel 1991 e 1992.
Lo studio degli edifici medievali e rinascimentali, rivalorizzati da importanti restauri, è tra le fonti dell’eclettismo tipico del periodo.

 

Restituzione grafica del foro della città vecchia di Timgad, sezione longitudinale con il teatro, Ballu, Albert
Albert Ballu
Restitution du forum de la ville antique de Timgad, coupe longitudinale avec le théâtre, entre 1893 et 1900
Musée d'Orsay
1992
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
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Concorsi, commesse pubbliche e private si moltiplicano per rispondere alle trasformazioni delle città e della vita. I numerosi progetti di teatri e teatri dell’opera (La Gaîté di Alphonse Cusin, plastico del teatro della Porte Saint-Martin, progetti di Alphonse-Nicolas Crépinet per il Nuovo teatro dell’Opera, di Ernest Lheureux ed Henri Schmit per l'Opéra comique), di stazioni, mercati (Mercato del bestiame di Garnier), chiese (disegni di Lassus, Léon Ginain, Alphonse Gosset...), luoghi del sapere (scuole e facoltà; Restituzione grafica della Sorbona di Alphonse Defrasse), monumenti commemorativi (fondo Jean Camille Formigé, Henri Nénot), biblioteche, grandi magazzini e fabbriche permettono di evocare la febbre architettonica che aveva travolto l’epoca.

 

La borghesia commissiona case e castelli dove si distinguono architetti come Hector Lefuel (Castello di Neudeck nella Slesia), Stephen Sauvestre (Villa "Tourne-Bride" a Lamorlaye), Guillaume Tronchet (Tenuta di La Chapelle-en-Serval).

 

Veduta prospettica del Castello di Neudeck nella Slesia|Castello di Swierklaniec (Alta Slesia), Lefuel, Hector|Masson, Théodat
Hector Lefuel, Théodat Masson
Vue perspective du château de Neudeck en Silésie, entre 1869 et 1876
Musée d'Orsay
Achat, 1982
© photo : Musée d’Orsay, dist. RMN-Grand Palais / DR
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Veri e propri laboratori architettonici, le Esposizioni universali scandiscono la vita delle grandi Nazioni sin dal 1851, quando a Londra viene inaugurata la prima di questa manifestazioni che si svolgono in Francia ogni undici anni circa a partire dal 1855. Per gli architetti, è l’occasione di dimostrare la loro padronanza tecnica e decorativa. Tutto è permesso!

 

Ai disegni di Max Berthelin per il Palazzo dell’industria del 1855 e al fondo Eiffel si sono aggiunte le ammirevoli restituzioni grafiche di Jean Camille Formigé, entrate al museo nel 1991 e 1992 e dedicate in gran parte ai palazzi delle belle arti e delle arti liberali eretti sullo Champ de Mars nel 1889 e ai suoi progetti per l’Esposizione del 1900. Si trovano anche disegni legati al suo lavoro all’Hôtel de ville di Parigi e al suo interesse per l’architettura funeraria; è lui infatti a costruire il Colombario di Père-Lachaise, primo crematorio francese.

 

Alcune grandi raccolte permettono di delineare più in generale l'attività e la carriera di una personalità. È questo il caso del fondo Juste Lisch, allievo di Labrouste e Viollet-le-Duc. Si prendano i suoi album fotografici dedicati alla stazione Saint-Lazare e l’uso inventivo che fa del ferro e del mattone policromo, in particolare nella stazione Champ de Mars, costruita per l’Esposizione universale del 1878.

 

Con Charles Le Coeur si stabilisce un legame privilegiato tra razionalismo e Art Nouveau.. Grazie alla raccolta donata nel 1995 da Claude Le Coeur, oggi si conosce meglio l’attività di suo nonno, uno dei primi collezionisti e mecenati di Renoir, esperto di architettura scolastica (liceo Louis-le-Grand di Parigi). Le sue opere più famose sono forse i due grandi stabilimenti termali che ha eretto a Bourbon-L'Archambault e a Vichy, dove ha costruito anche il teatro e il casinò.

 

Acquisiti nel 2002, i disegni di Raoul Brandon, allievo di Victor Laloux, sono tra le più belle restituzioni grafiche di architettura di inizio Novecento e attestano l’attività internazionale di un architetto che costruisce sia in Egitto e Algeria che a Parigi (1 e 2 rue Huysmans, 1913-1919).

 

 

Immeuble de rapport, 1, rue Huysmans, Paris 6e, Brandon, Raoul
Raoul Brandon
Immeuble de rapport, 1 rue Huysmans à Paris 6e, en 1923
Musée d'Orsay
Achat, 2002
© RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
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Nella maggior parte dei casi, gli architetti progettano non solo la pianta dell’edificio ma anche tutta la sua decorazione interna. Le opere di Charles Lameire, a metà tra architettura e pittura, permettono di evocare il mondo sconosciuto della decorazione monumentale, dal Palazzo del Trocadéro alla basilica di Fourvière, grazie ai circa cinquecento pezzi donati da Gilles Lameire, nipote dell'artista, nel 1987.

 

Sempre grazie alla generosità di una nipote, Geneviève Barrez, l’attività di disegnatore e decoratore di François-Antoine Zoegger (suo nonno) si trova oggi ben rappresentata. Questi lavora con Viollet-le-Duc a Pierrefonds, alla Sainte-Chapelle e alla cattedrale di Clermont-Ferrand, prima di aprire un atelier a Vienna, dove viene chiamato da Nathaniel de Rothschild che lo incarica di decorare e arredare il suo palazzo.

 

A volte, in reazione all’universo materialista e al quadro amministrativo delle opere architettoniche, alcuni artisti sviluppano progetti immaginari, esoterici, pieni di mistero, esaltazione o sgomento...

 

Ciò vale ad esempio per le composizioni fantastiche di Gaston Redon, fratello del pittore Odilon Redon, Grand Prix de Rome nel 1883, che diventa architetto del Louvre e delle Tuileries. Segnando la carta bianca con grandi tratti di penna, fa apparire paesaggi rocciosi, ripidi, sentieri tortuosi che salgono all’assalto di inaccessibili montagne, crani monumentali, templi immensi che spuntano dalle nebbie, sfere e stelle che brillano nel più buio dei firmamenti, alberi spogli e ritorti (Paysage fantastique dans les nuages [Paesaggio fantastico tra le nuvole])...

 

 

Temple à la Pensée, dédié à Beethoven [Tempio al Pensiero dedicato a Beethoven], veduta in fase di costruzione, Garas, François
François Garas
Temple à la pensée dédié à Beethoven, vue en cours de construction, entre 1897 et 1914
Musée d'Orsay
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
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François Garas cerca di trasporre sul piano architettonico idee, sensazioni e ritmi musicali. Tra il 1894 e il 1914, questo curioso e misterioso architetto presenta al Salon della Société Nationale des Beaux-Arts progetti utopistici, Interni di artisti, Templi per le religioni future, dedicati a Beethoven, Wagner, alla Vita, alla Morte, al Pensiero.

 

Coltivando un autentico culto del Bello, dell’Arte e dell’Assoluto, Garas si tiene deliberatamente alla larga dalla pratica architettonica e si perde nell'infinito delle sue creazioni ritirandosi definitivamente nel 1914. Il museo ha avuto la possibilità di acquistare un corpus composto da centotrentadue disegni, pastelli, un dipinto, incisioni e oggetti documentali, contenente anche incredibili progetti di palazzi industriali, di cui uno dedicato ai primi aerei.

L’Art Nouveau

L’ultimo terzo del secolo vede apparire un movimento che cerca di rompere con "la malattia del passato" portando emancipazione e novità: si tratta dell'Art Nouveau, le cui realizzazioni più importanti avvengono tra il 1895 e il 1905 circa.

 

La Francia è al centro di creazioni brillanti e originali sin dagli anni Novanta dell’Ottocento, con Emile Gallé e Hector Guimard. Questi due artisti sono squisitamente rappresentati grazie a due straordinarie donazioni. A maggio 1986, Jean Bourgogne, nipote di Emile Gallé, e sua moglie donano al museo l’intero corpus di disegni, fotografie e manoscritti rimasti in loro possesso ovvero più di millecinquecento documenti, per gran parte inediti.

 

 

Poi, nel 1995, arrivano più di duemila documenti dall’agenzia di Hector Guimard, scoperti nel 1968 in una rimessa da giardino della tenuta di Saint-Cloud da due studenti di architettura all’Ecole des beaux-arts, Alain Blondel e Yves Plantin, appassionati del lavoro dell’architetto, le cui opere erano già state in gran parte distrutte.

 

Piante, prospetti, stampe, disegni, ricalchi, schizzi e disegni tecnici illustrano tutte le attività svolte dall’artista nel campo dell'architettura, dell’arredo e in ogni ambito della decorazione d’interni, permettendo di seguire l’intero processo creativo di opere fondamentali come il Castel Béranger, il Castel Henriette, la sala Humbert de Romans, la metropolitana, l'hôtel Nozal.

 

Villa Vojcsik a Vienna, facciata su strada, prospetto e prospettiva, Schönthal, Otto
Otto Schönthal
Villa Vocjcsik à Vienne, façade sur rue, élévation et perspective, vers 1901
Musée d'Orsay
Achat, 1997
© photo : droits réservés / DR
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Nel 1997 il museo ha avuto la rara opportunità di acquisire un eccezionale corpus di disegni che delineano la carriera di tre grandi architetti viennesi emuli di Otto Wagner, uno dei protagonisti della Secessione. Le quarantadue tavole attribuite a Otto Schönthal, Emil Hoppe e Marcel Kammerer, comprendono sia progetti scolastici realizzati nell’atelier di Wagner, le loro partecipazioni ai concorsi, che fascicoli completi su edifici realizzati di primaria importanza come la villa Vojcsik e il grand hôtel Wiesler di Graz.

 

Questo ricco corpus fa da contrappunto architettonico ai pezzi di arredo di Otto Wagner, Josef Hoffmann, Adolf Loos e alle collezioni delle officine Wiener Werkstätte, decretando definitivamente l'importanza delle collezioni viennesi del museo.

 

Esposizione universale del 1900, palazzo dell’elettricità, torre dell’acqua e palazzo della meccanica e delle industrie chimiche, Hénard, Eugène|Paulin, Edmond
Eugène Hénard, Edmond Paulin
Exposition universelle de 1900, palais de l'Electricité, château d'eau et palais de la Mécanique et des Industries chimiques, en 1898
Musée d'Orsay
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
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Ma l'avventura continua, e le collezioni del museo si arricchiscono di anno in anno. Così, tra le ultime acquisizioni, si possono citare il prospetto del Palazzo dell’elettricità dell’Esposizione universale del 1900 di Hénard e Paulin e due disegni di Duban Composizione di oggetti antichi (tomba etrusca) e Fantasia architettonica in stile pompeiano..

 

Occorre costantemente ampliare le collezioni se si vuole render conto della ricchezza e della diversità dell'architettura della seconda metà del XIX secolo.

 

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